venerdì, 26 Aprile 2024

Giovedì pomeriggio è stato presentato nella sala Levi di Palazzo Lanfranchi a Matera il libro “Alla fine della vita. Morire in Italia”(Il Mulino, 2018) del professore emerito dell’Università di Bologna e Accademico dei Lincei Marzio Barbagli. L’incontro, organizzato dal Circolo La Scaletta, è stato un confronto a più voci sul complesso tema del fine vita, approfondito dal punto di vista sociologico, legislativo e medico. Con l’autore  sono intervenute la dr.ssa Marina Susi, responsabile dell’unità operativa di oncologia dell’ospedale “Madonna delle Grazie” di Matera e l’avv. Daniela Zattoni, che hanno risposto a domande e spunti di riflessioni proposti da Rosanna Festa, del Circolo La Scaletta. Dopo i saluti del presidente del sodalizio materano, Francesco Vizziello, Barbagli ha smentito la tesi della negazione della morte nella società moderna, una tesi sostenuta da molti studiosi, ad esempio, con l’affermarsi dell’ospedalizzazione della morte. “Anche in passato si moriva negli ospedali e in solitudine- ha chiarito l’autore- le epidemie di peste e i lazzaretti ne sono una prova.  Oggi in Italia c’è un divario tra il Nord, dove c’è un’alta percentuale di persone che muore in ospedale e il Sud, dove è più forte la presenza di legami famigliari, con il maggior numero di persone che sceglie di morire a casa. Una tendenza meridionale che si va riaffermando nei paesi più ricchi e industrializzati. Un divario che si riscontra anche nel numero di hospice, strutture residenziali in grado di fornire l’assistenza necessaria ai malati in fase terminale, che hanno bisogno di cure palliative. “In Basilicata- ha affermato la dr.ssa Susi- esistono solo tre hospice, a Potenza, al CROB di Rionero in Vulture ( Pz) e a Stigliano (Mt). Una situazione inaccettabile, in quanto ci sono pazienti inguaribili ma non incurabili, ed è importante prendersi cura del malato fino alla fine, fornendo cure palliative, in grado di arginare il dolore, garantendo la dignità della persona e la sacralità della vita anche nella fase terminale”. Dignità del malato garantita anche dalla recente legge sul fine vita, legge n. 219 del 22 dicembre 2017, che prevede norme in materia di consenso informato e di disposizione anticipate di trattamento ( DAT), spiegata nei punti principali dall’avv. Daniela Zattoni. Tale legge – ha precisato Zattoni- sancisce che il tempo della comunicazione tra medico e paziente costituisce tempo di cura, prevedendo la formazione dei medici e del personale sanitario in materia di relazione e comunicazione con il paziente, terapia del dolore e cure palliative. Al termine dell’incontro dai soci del Circolo è emersa la necessità di realizzare un hospice anche a Matera, una priorità per la futura capitale europea della cultura per ridare dignità ai malati.
Pubblicità

Pubblicità
Copy link
Powered by Social Snap