venerdì, 26 Aprile 2024

Albino Luciani divenuto papa nel 1978 col nome di Giovanni Paolo I, quando era ancora vescovo di Venezia, scrisse una serie di lettere a personaggi famosi del passato.

Queste lettere sono state raccolte in un libro intitolato Illustrissimi, che si concludeva con una lettera indirizzata a Gesù, colui che, resuscitando vincendo la morte.

E’ una lettera scritta a maggio 1974 ed è veramente bellissima.

La propongo a tutti i nostri lettori.

“Con Te io mi sforzo di tenere un colloquio continuo. Tradurlo per iscritto, però, è difficile: sono cose personali. E poi, così piccolo! E poi, cosa scrivere a Te, di Te, dopo tutti i libri che su Te sono stati scritti?

Pilato, presentandosi al popolo, ha detto: Ecco l’uomo! Credeva di conoscerti, ma non conosceva neppure un briciolo del tuo cuore.

Tua madre. In croce, non hai voluto partire da questo mondo senza trovarle un secondo figlio che avesse cura di lei e hai detto a Giovanni: Ecco tua madre.

Gli Apostoli. Hai vissuto notte e giorno con loro, trattandoli da veri amici, sopportandoli nei loro difetti. Li hai istruiti con pazienza inesauribile.

I peccatori. Tu sei il pastore che corre in cerva della pecora smarrita, e gode nel ritrovarla, e fa festa quando la riporta all’ovile, sei Tu. Sei Tu quel padre buono che, al ritorno del figlio prodigo, si getta al suo collo, abbracciandolo a lungo.

Tu infatti avvicini peccatori e peccatrici, mangi alla loro tavola. Hai tutta l’aria – questa è impressione mia – di preoccuparti più delle sofferenze che il peccato produce loro, che non dell’offesa che reca a Dio. Infondendo la speranza del perdono, sembra che Tu dica: Voi non immaginate neppure il piacere che mi procurate con la conversione!
Insieme al cuore, però, brilla in Te l’intelligenza pratica.

Avevi orrore delle parole inutili: “Sia il vostro parlare: sì, sì; no, no; quello che c’è di più deriva dal male. Quando pregate, non moltiplicate le parole”.
Volevi la concretezza e il riserbo: Se fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra quello che fa la destra”.

Ai genitori della ragazza risuscitata ha comandato con forza che non andassero a suonare la tromba sul miracolo avvenuto. Solevi dire: “Non cerco la mia gloria. Cibo, per me, è fare la volontà del Padre mio”. Dalla croce, concludendo la tua vita, hai detto: “Tutto è compiuto”, ma sempre avevi tenuto a che le cose non fossero fatte a mezzo.

Quanta luce di intelligenza spirava dal tuo predicare!

Il giorno in cui hai insegnato: ”Beati i poveri, beati i perseguitati, io non c’ero. Fossi stato vicino a Te, Ti avrei sussurrato all’orecchio: ”Per carità, cambia discorso, Signore, se vuoi avere qualche seguace. Non vedi che tutti aspirano alle ricchezze e alle comodità? Ai suoi soldati Cesare le ricchezze della Gallia e, bene o male, si sono fatti seguire.

Tu prometti povertà e persecuzioni. Chi vuoi che Ti segua?“ Imperterrito, Tu vai avanti e Ti sento dire: ”Io sono il grano di frumento che deve morire prima di portare frutto; bisogna che io sia rizzato su una croce; di là trarrò a me il mondo intero! “

Oggi è fatto: in Croce Ti hanno innalzato. Tu ne hai approfittato per allargare le braccia e attirarti la gente; chi può contare gli uomini che sono venuti ai piedi della croce, a gettarsi tra le tue braccia?”

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

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