venerdì, 26 Aprile 2024

Oggi vorrei fare qualche riflessione sui Vangeli Apocrifi.
Per prima cosa diciamo che il termine “apocrifo” significa “segreto”, “non autentico”.
I Vangeli Apocrifi sono tantissimi, più di 50, ma ciò che contengono è frutto di fantasia malamente devota o di eresie ben congegnate.
Dal II secolo d.C., a distanza di molti anni dai fatti narrati, nascono una serie di “vangeli”, appunto detti apocrifi, quali sono, ad esempio il “Vangelo di Tommaso”, il “Vangelo di Filippo”, il “Vangelo di Pietro” e il “Protovangelo di Giacomo”.
Quali sono e cosa i Vangeli Apocrifi?
Ci sono alcuni Vangeli Apocrifi pervenuti a noi in frammenti e scritti su papiro; ce ne sono altri conservati integri.
Alcuni sono collegati al nome di un discepolo come il “Vangelo di Pietro”, che parla della Passione di Cristo.
Il “Protovangelo di Giacomo”, lo “Pseudo Matteo”, “la natività di Maria”, che raccontano della vita della Vergine Maria sin dall’infanzia, dei suoi genitori, della scelta dello sposo Giuseppe, del suo parto e via dicendo.
Lo “Pseudo Tommaso” parla dell’infanzia di Gesù e di come, già dalla tenera età, egli riuscisse a compiere miracoli.
La “Storia di Giuseppe il falegname” racconta la vita, ma, prevalentemente, la morte del Santo.
Il “Libro del riposo” narra la morte e l’Assunzione al cielo della Vergine Maria.
Come si può notare, gli Apocrifi nascono con caratteristiche e finalità diverse: alcuni a sostegno delle dottrine eretiche, cioè correnti deviate dal messaggio originale di Cristo; alcuni presentano racconti fantasiosi sui primi trent’anni della vita di Gesù; altri mostrano un interesse eccessivo per i miracoli e la vita degli Apostoli.
Pertanto, a differenza dei quattro vangeli canonici, non sono stati riconosciuti come ispirati da Dio.
Ciò nonostante, alcuni hanno avuto una certa influenza nella tradizione e nell’iconografia cristiana.
Dal Protovangelo di Giacomo, per esempio, abbiamo appreso i nomi dei genitori di Maria: Gioacchino ed Anna.
Nel Protovangelo di Giacomo leggiamo ancora dell’affermazione della presenza del bue e dell’asinello nella grotta della Natività.
A tale proposito papa Benedetto XVI, nel suo libro “L’infanzia di Gesù”, dopo aver detto che i Vangeli non fanno alcuna menzione di questi due animali, afferma: “La meditazione guidata della fede, leggendo l’Antico e il Nuovo Testamento collegati tra loro, han ben presto colmato la lacuna, rinviando ad Isaia 1,3 “Il bue conosce il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone, ma Israele non conosce, il mio popolo non comprende”.

Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

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