venerdì, 26 Aprile 2024

Sono uomini pieni di soldi, imprenditori, stimati professionisti, notai. Lupi travestiti da agnelli, privi di scrupoli, con il dono della manipolazione. Riescono a “fiutare” immediatamente le vittime, di solito donne vulnerabili che stanno affrontando momenti critici e che rimangono prima affascinate poi soggiogate da personalità che sulle prime hanno un’aura salvifica e le migliori intenzioni, subito dopo si trasformano in carnefici senza pietà. Dalle parole di Gianluigi Nuzzi, autore del libro I predatori (tra noi). Soldi, droga, stupri: la deriva barbarica degli italiani (Rizzoli): “Questo libro racconta una malattia profonda, un cannibalismo sociale, un mondo in cui, nei casi più estremi, ragazze volano suicide dai balconi e nessuno pare accorgersene, sorprendersi e interrogarsi. In cui nuovi stupefacenti anestetizzano vite e relazioni. E le donne diventano bambole di pezza che Barbablù in carne e ossa stordiscono di psicofarmaci e droghe psicoattive per condurle al luna park degli orrori”.

È un libro forte e per certi versi disturbante, la consapevolezza di star leggendo documenti, verbali inediti e interviste relativi a procedimenti giudiziari, molti dei quali ancora in corso, carica ogni pagina di ulteriori significati.

La vicenda di Alberto Genovese, imprenditore multimilionario, l’abbiamo conosciuta di recente attraverso i media: con una vera e propria dipendenza dal lavoro negli anni in cui ha portato al successo innovative startup digitali fino alla dipendenza dalle droghe, dal sesso estremo compiuto con ragazze giovanissime. Violenza sessuale, sequestro di persona, lesioni, spaccio di droga: questi i reati che gli vengono contestati, compiuti in scenari mozzafiato (Terrazza Sentimento, un attico nel centro di Milano una villa di Ibiza), feste sfrenate a cui partecipavano vip dello spettacolo, professionisti affermati, celebrità assortite e modelle. Le sue prede le preferiva minorenni, non più di 45 chili. Il modus operandi che gli permetteva di compiere sui loro corpi le azioni più turpi, era collaudato: imbottite di droga e psicofarmaci che somministrava all’insaputa delle ragazze, diventavano nelle sue mani per ore e ore (a volte anche intere giornate) alla stregua di bambole di pezza. Rimangono i filmati ripresi dalle telecamere disseminate ovunque a Terrazza Sentimento, immagini brutali che hanno scioccato anche i PM che seguono il caso. Finita la mattanza, mentre Genovese si vantava sulle chat di WhatsApp con gli amici più intimi e con una sua cugina, le vittime, complice la droga dello stupro, si sforzavano a mettere insieme quei ricordi, incerti e offuscati, che potessero dare un senso alle lesioni che si ritrovavano addosso.

Altra storia, modalità identiche di infierire sulle donne, quella di Antonio Di Fazio. L’esca era un colloquio di lavoro in cui lui, proprietario di un’industria farmaceutica, prometteva stage retribuiti. La prima a denunciare è una ragazza che, insieme ai familiari, conosce Di Fazio da tempo. Viene narcotizzata e abusata ed è grazie alla forza che ha avuto di chiedere giustizia e non farsi spaventare dal presunto potere di Di Fazio (millantava conoscenze altolocate in grado di rovinare chiunque avesse tentato di causargli guai) che altre ragazze si siano accorte di aver subito lo stesso trattamento.

Omar Confalonieri è invece un agente immobiliare che versa benzodiazepine negli spritz di una coppia interessata all’acquisto di un box, e approfitta dello stato di semincoscienza della donna per sottoporla a giochi perversi, già sperimentati negli anni su altre vittime.

Ancora, ragazzi poco più che maggiorenni che usano alcolici e tranquillanti per stordire le amiche nei locali e costringerle ad atti sessuali di gruppo.

Stupefacenti e medicinali – cocaina, ecstasy, ketamina, benzodiazepine, “droga dello stupro” – scorrono a fiumi fino a creare una dimensione parallela in cui la fanno da padrone le allucinazioni, il sesso estremo diventa dipendenza e la tragedia è in agguato: il suicidio di una ragazza che si butta dall’ottavo piano dicendo “Non voglio questa vita”, i traumi che segnano per anni la vita di una persona e di una famiglia.

Vicende di nera che hanno sconvolto l’opinione pubblica per la loro durezza vengono riportate senza filtri, nella loro interezza e in presa diretta in I predatori (tra noi), un reportage ricco di dettagli sconvolgenti ricavati da atti giudiziari inediti e da interviste esclusive con i protagonisti: “Queste pagine“ scrive Nuzzi “servono a guardare in faccia una realtà che accade di continuo, sempre più vicino, che si infiltra nella normale quotidianità di tutti noi, e con cui dobbiamo imparare a fare i conti”: se vogliamo difendere noi stessi e le persone che amiamo”.

Gianluigi Nuzzi, milanese, è autore di una serie di bestseller internazionali sugli scandali in Vaticano (Vaticano S.p.A., 2009; Sua Santità, 2012; Via Crucis, 2015; Peccato originale, 2017; Giudizio universale, 2019; Il libro nero del Vaticano, 2020). È ideatore e conduttore di programmi televisivi di successo. Attualmente conduce Quarto Grado, in onda su Rete 4, e scrive per il quotidiano “La Stampa”.

Rossella Montemurro

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