venerdì, 3 Maggio 2024

Distopia: previsione, descrizione o rappresentazione di uno stato di cose futuro, con cui, contrariamente all’utopia e per lo più in aperta polemica con tendenze avvertite nel presente, si prefigurano situazioni, sviluppi, assetti politico-sociali e tecnologici altamente negativi (equivale quindi a utopia negativa). È la distopia il filo rosso del nuovo romanzo di Violetta Bellocchio, La festa nera(Chiarelettere – collana Narrazioni-Altrove). Un romanzo frammentato – nello stile, nella trama, nella psicologia dei protagonisti –, ambientato in un futuro prossimo, che porta alle estreme conseguenze tutti quei meccanismi – spesso distorti – che caratterizzano la società attuale.
Per collezionare clic su Facebook Misha, Nicola e Ali – un’improvvisata squadra di pseudo reporter – non esitano a postare un filmato nel quale Misha, durante un reportage su trattamenti di bellezza considerati estremi, si versa in testa un barattolo di sangue. Sui social piovono insulti, minacce, condanne in uno spiacevole crescendo di shaming che obbliga i tre a fuggire, nascondersi per provare a ricominciare. E l’atteso nuovo inizio arriva, con un’idea folgorante quanto pericolosa: un documentario su alcune comunità autarchiche della Val Trebbia.
Gli appartenenti a queste sette sono persone che si sono autoematginate o che la società ha emarginato: uomini che vivono soli, appena usciti di prigione per delitti contro le donne, hanno accettato di farsi rieducare da un discutibile guru o, ancora, gente che vive frugando nella spazzatura e ripudia la tecnologia, madri che venerano il dolore, famiglie integraliste che credono in un’Apocalisse ormai passata di moda, un misterioso guaritore, “il Padre”, capace di sanare ogni malattia, a un prezzo. Persone, insomma, che non accettano le regole canoniche e si sono date regole proprie e paradisi personali da venerare in una sorta di allucinazione collettiva.
“Nessuna vita è bella come sembra, nessuna vita è brutta come sembra: c’è una crepa in ogni singola cosa. Cercala, infilaci due dita e guarda la luce che entra. Segui quella luce fino a quando non senti di aver toccato il fondo”.
Telecamera sempre accesa, Misha con la sua avvenenza in avanscoperta, Ali che racconta quella che sembra una discesa agli inferi, Nicola pronto a dare consigli. Il tutto narrato come se fosse un flusso di coscienza – discorsi diretti e indiretti, sensazioni e pensieri si confondono e si sovrappongono, senza soluzione di continuità: ed è un po’ il senso di questo libro nel quale lo stile, che a volte disorienta, è parte integrante della narrazione.
La festa nera fa parte della nuova collana di Chiarelettere “Altrove”, in cui saranno pubblicati brevi romanzi collocati in un tempo futuro per svelare l’opacità del presente.
Violetta Bellocchio è nata a Milano il 4 settembre 1977. Ha scritto alcuni libri, quello che l’ha resa famosa è il memoriale Il corpo non dimentica(Mondadori 2014). È stata una firma storica di “Rolling Stone Italia” e “Rivista Studio”. Oggi collabora a “Link”, “Vanity Fair”, “il Tascabile” e “Not”. Ha fondato e curato per due anni la rivista online “Abbiamo le prove”, la prima in Italia dedicata alla sola nonfiction femminile, ed è stata editor dell’antologia Quello che hai amato (Utet 2015). I suoi racconti sono apparsi in numerose riviste e antologie, tra cui L’età della febbre (minimum fax 2015).
Rossella Montemurro
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