mercoledì, 8 Maggio 2024

Bellissimo e inquietante, pieno di prosa ma sostanzialmente poetico, profondo, intimista, scioccante: L’invulnerabile altrove (Einuadi) di Maurizio Torchio è così, pieno di sfumature. Riesce a catturare fin dalle prime righe e, nello stesso tempo, a sconvolgere: provateci voi a “convivere” con un’altra voce nella testa, una donna vissuta cent’anni prima, una sconosciuta che inizia a condividere quasi ogni momento della vostra quotidianità.

Accade all’io narrante, in un ininterrotto flusso di coscienza, in una normalità artefatta. Sembra un dialogo tra amiche, in realtà è un qualcosa che accade tra due donne – lontanissime nel tempo e nello spazio – che non si sono mai viste né parlate davvero. C’è un dialogo interiore fitto e una stranezza di fondo, perché una donna vive nel presente l’altra nell’aldilà e quella che vive nel presente si lascia spesso sfuggire frasi “pensate” nel costante dialogo con Anna. Quest’ultima, londinese, all’inizio del secolo scorso lavorava in una fabbrica di fiammiferi. Molto povera, ha avuto tantissimi figli e ha sofferto la fame. Adesso cammina senza una meta in un deserto insieme a un gruppo di sconosciuti. La donna che la “ospita”, invece, ha un compagno, due case, un amante e un lavoro d’ufficio. La sua è un’esistenza grigia, spenta, senza grande entusiasmo né grandi scossoni. Forse è proprio per una routine così anonima e fin troppo scontata che non ha esitato ad accogliere Anna. Tra loro si confidano, litigano, si divertono. Decidono di elaborare un piano per salvarsi, temono di essere scoperte e i morti – precipitati in quell’infinita distesa di sabbia arancione solcata da fiumi che sembrano fatti di latte – sanno essere spietati: chi mette in pericolo il baricentro del gruppo viene lasciato indietro, a seccarsi come una statua di sale.

È questo che sconvolge, i diversi piani di lettura, i molteplici significati di una prosa intensa, il filo sottile tra normalità e follia. Leggendo, ci chiediamo: è il potere della nostra mente o è il suo lento scivolare verso una malattia mentale, un chiaro segno di schizofrenia?

È incredibile la capacità che ha avuto Maurizio Torchio nel buttar giù una trama simile, potente e delicata nello stesso tempo. Non si rimane indifferenti ma si viene quasi risucchiati dal vortice psicologico e letterario in cui l’autore ci trascina. E non c’è scampo, neanche per noi.

Maurizio Torchio è nato a Torino nel 1970. È laureato in filosofia e ha conseguito un dottorato in sociologia della comunicazione. Vive a Milano. È sposato con Ilaria e ha un figlio di nome Pietro.

Ha girato un documentario (Votate agli stipendi Fiat, 2003), pubblicato un libro di racconti (Tecnologie affettive, 2004) e tre romanzi (Piccoli animali, 2009; Cattivi, 2015; L’invulnerabile altrove, 2021). Cattivi ha vinto i premi Lo Straniero, Dessì, Padula, Pisa, Moncalieri ed è stato tradotto in tedesco, spagnolo, inglese e francese.

Rossella Montemurro

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