mercoledì, 8 Maggio 2024

Oggi vorrei fare una riflessione sulla gioia.

E volevo farlo ricordando una lezione in una classe quinta.

Chiesi ai ragazzi che cosa pensassero della seguente definizione di gioia: “La gioia è una virtù cristiana, perché la vera gioia viene dalla fede, cioè da Gesù che è veramente Risorto.”

E a ragione di questo affermavo che se la fede non ci rende contenti della vita vuol dire che non è la fede del Vangelo.

Ecco perché il vero cristiano non deve essere triste, non deve essere pessimista e soprattutto non deve essere scontento della vita.

Un alunno mi rispose: “Professore, queste sono solo belle parole, su cui in teoria possiamo essere d’accordo: ma come faccio ad essere contento della vita, quando ho avuto tante disgrazie, ho ricevuto tante bastonate?”

E mi elencava le sue pene: mamma ammalata, fratelli in difficoltà per vari motivi, insuccessi affettivi… 

Dobbiamo imparare a partecipare alle sofferenze del nostro prossimo, dando l’aiuto possibile che ci è possibile dare.

Ed è difficile dire a chi ha avuto dalla sorte più gioie o più dolori, più fortuna o più disgrazia.

E a pensare che non siamo in grado di giudicare nemmeno la nostra esistenza, figuriamoci quella degli altri!

A volte diciamo: quello sì che è un uomo fortunato! Oppure , un uomo sfortunato.

La verità è un’altra: è Gesù la buona notizia che rende veramente felice la nostra vita.

Come cristiani, non possiamo essere contenti o scontenti perché fortunati o sfortunati, perché la fede ci dice che è Gesù che ci salva.

«Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia»

Gesù è la bella notizia, Gesù è la nostra grande gioia.

Io sinceramente credo che per un cristiano essere contento e gioioso è un dovere, è la prima testimonianza che dobbiamo dare.

Ho insegnato religione cattolica una vita!

L’insegnante di religione è un testimone, un mandato, sicuramente è un punto di riferimento.

In conclusione: la gioia della fede viene da due fattori.

Il primo. La sicurezza di essere protetti, amati, difesi e perdonati.

Il secondo. La gioia della fede viene dall’abbandonarsi totalmente a Dio.

Affidarsi a Dio è facile e difficile.

E’ facile perché si tratta di un atto semplice: abbandonarsi a Lui. “Signore pensaci tu”.

È difficile perché è un salto nel vuoto, proprio come lanciarsi col paracadute.

Solo chi ha una grande pratica di lanci si butta quasi senza pensarci.

Dovesse capitare a me, non so come me la caverei…

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

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