mercoledì, 15 Maggio 2024

La verità e la scrittura, il vero e il verosimile, l’autofiction e la finzione. La verità e la biro (Einaudi) di Tiziano Scarpa può essere solo questo o aderire soltanto alla vita autentica. Difficile dirlo, anche se l’autore sostiene che ciò che si scrive è relativo a fatti davvero accaduti. A partire dall’avvertenza, datata luglio 2022, nella quale sottolinea che con questo volume si congeda dalla mascolinità: “Sto per subire una transizione sessuale a causa di un’operazione chirurgica, da uomo che sono verrò trasformato in qualcos’altro”. E poi si entra nel vivo, quasi una provocazione continua se non fosse che accadimenti di quando l’autore aveva vent’anni si intrecciano con il presente e con dissertazioni colte che spaziano dalla filosofia alla letteratura. Nelle pagine riferite ai vent’anni – quelle in assoluto più azzardate, a tratti eccessive – è percepibile una similitudine, per tematiche e stile, al Kamikaze d’Occidente scritto nel 2003. Quelle attuali, ambientate a Kos sono di tenore completamente diverso, a testimonianza di una versatilità eccezionale di Scarpa che riesce a stupire qualsiasi sia l’argomento e/o il modo di affrontarlo.

Confessione, saggio, memoir, meditazione brillante e appassionata sui nostri desideri, e su quest’epoca che ci vuole trasformare in esibizionisti e gladiatori: definire o etichettare La verità e la biro è un’impresa persa in partenza.

Ciò che il lettore può e deve fare è accettare la poliedricità di queste singole storie, a partire di quella irresistibile della Studentessa di Filosofia, la sua compagna di università cosí sincera da raccontargli ogni suo tormento d’amore a letto – nel senso che glieli raccontava proprio mentre era a letto con lui. A questa campionessa mondiale di sincerità si affiancano vari personaggi e diversi modi di vivere la schiettezza: fra i tanti, la Ragazza dagli Occhi Spiritati, il Vecchio Amico di Famiglia, la Storica dell’Arte, il Depresso Misterioso. In parallelo, il teatro greco – che ha inventato un modo tutto suo di fabbricare la verità, producendo la massima intensità attraverso il massimo dell’artificio – e tanta, tanta cultura in un mix pieno di contrasti e probabilmente proprio per questo molto piacevole che ha sempre e solo la verità come filo conduttore: «Tutto quello che non si può dire perché ferirebbe chi ci vuole bene, perché ci metterebbe in cattiva luce, perché non è il caso, perché chi me lo fa fare, perché la vita è già pesante cosí, perché non occorre complicarla, perché sí, perché no, perché…»
Se è difficile trovare qualcuno che ci dica la verità, visto che siamo noi stessi i primi a evitarla, è però vero che la verità non fa che inseguirci: ce l’abbiamo scritta sulla pelle, indelebile e spontanea come la penna biro su un taccuino.

La verità e la biro è un libro che resterà scolpito nell’animo di chi ha sete di verità, ma subisce il contagio delle sue malattie croniche: l’ipocrisia e la reticenza.

Tiziano Scarpa è nato a Venezia nel 1963. Tra i suoi libri, Occhi sulla graticola (Einaudi 1996 e 2005), Amore® (Einaudi 1998), Venezia è un pesce (Feltrinelli 2000), Cos’è questo fracasso? (Einaudi 2000), Nelle galassie oggi come oggi (con Raul Montanari e Aldo Nove, Einaudi 2001), Cosa voglio da te (Einaudi 2003), Kamikaze d’Occidente (Rizzoli 2003), Corpo (Einaudi 2004 e 2011), Groppi d’amore nella scuraglia (Einaudi 2005 e 2010 e «Collezione di poesia» Einaudi 2020), Batticuore fuorilegge (Fanucci 2006), Amami (con Massimo Giacon, Mondadori 2007), Comuni mortali (Effigie 2007), Stabat Mater (Einaudi 2008, 2010 e 2023, premio Strega 2009 e Premio SuperMondello 2009), L’inseguitore (Feltrinelli 2008), Discorso di una guida turistica di fronte al tramonto (Amos 2008), Le cose fondamentali (Einaudi 2010 e 2012), La vita, non il mondo (Laterza 2010), Il brevetto del geco (Einaudi 2016 e 2017), Il cipiglio del gufo (2018 e 2020), la raccolta di poesie Le nuvole e i soldi (2018), Una libellula di città (minimum fax2018), La penultima magia (Einaudi 2020) e La verità e la biro (Einaudi 2023). Dall’inizio degli anni Novanta a oggi ha scritto una quindicina di testi per la scena e per la radio, tutti rappresentati, fra cui L’infinito (Einaudi 2011).

Rossella Montemurro

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