venerdì, 3 Maggio 2024

Non ha neanche trent’anni, Olivia Sudjic, ed è stata paragonata a giganti della narrativa contemporanea come Murakami Haruki, Donna Tartt e Patricia Highsmith.

Una vita non mia (minimum fax, collana Sotterranei, traduzione di Chiara Baffa) è stato salutato dai principali quotidiani inglesi e americani come uno dei migliori esordi degli ultimi anni.

La Sudjic, che è nata a Londra e ha studiato letteratura inglese alla Cambridge University ha scritto un romanzo in cui la ricerca dell’identità e il dominio dei social network si intrecciano dando vita a una storia caotica e intrigante, proprio come le due protagoniste.

Alice Hare – laureata in filosofia, con un padre sparito nel nulla e una madre ossessiva e manipolatrice – ha ventitré anni quando lascia l’Inghilterra per tornare a New York, sua città natale. E’ nella Grande Mela che cerca di ricostruire la sua complicata storia familiare concentrandosi sul breve lasso di tempo in cui lei e i genitori hanno vissuto in Giappone: un periodo che, essendo troppo piccola per ricordarlo, si sente libera di inventare.

È in questo momento che Alice incrocia Mizuko Himura, scrittrice giapponese: complice un’iPhone e Instagram, per Alice la donna diventa un pensiero fisso, un’ossessione che la spinge ad emularla, a inseguirla, a sentirsi completamente infatuata. Ancora una volta con lo zampino dei social, le due si incontrano – ovviamente a Mizuko sembra una casualità ma nell’era della connessione costante le coincidenze non esistono.

Realtà e finzione, bugie e tensioni caratterizzeranno il rapporto tra Alice e Mizuko, sempre all’insegna dei social in un groviglio in cui spiccheranno legami di sangue, scelte sbagliate e relazioni tormentate.


Rossella Montemurro

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