venerdì, 26 Aprile 2024

Le richieste, fatte a minorenni disagiate, di massaggi erotici a sfondo sessuale dietro lauto compenso: nel 2006 è per questo, un reato penale passabile di pena detentiva, che la Polizia di Palm Beach accusa Jeffrey Epstein. Ma il procuratore di Stato accettò di incriminare Epstein per un unico capo d’accusa, aggressione aggravata, senza intento di commettere reato – un capo d’accusa che non prevede alcuna pena detentiva. La polizia locale richiese quindi un’indagine federale, fu avviata una nuova inchiesta ma anche questa volta secondo i procuratori il castello accusatorio era insufficiente. Nel 2008 la procura e i procuratori furono sotto attacco: Epstein aveva ingaggiato un team di luminari del foro – tra loro legali che avevano lavorato nell’ufficio del procuratore federale e nell’unità del Dipartimento di giustizia contro lo sfruttamento e gli atti osceni ai danni dei minori. Non solo, gli avvocati di Epstein avviarono indagini sui singoli procuratori e sulle loro famiglie per cercare piccole trasgressioni che potessero squalificarli.

Epstein si dichiarò colpevole in una Corte di Stato il 30 giugno del 2008: lo aspettavano 18 mesi di carcere (una condanna irrisoria), la registrazione a vita come reo di reati sessuali e i risarcimenti alle vittime.

Nel 2016 James Patterson portò alla ribalta l’affaire Epstein, ricostruendo per primo la vicenda che aveva investito il magnate e la sua vasta cerchia di amici. A luglio dello scorso anno il finanziere viene arrestato con l’accusa di traffico di minorenni. La mattina del 10 agosto 2019 i secondini lo trovano con il collo stretto in un lenzuolo. Le guardie che dovevano sorvegliarlo pare si siano addormentate. È suicidio, dirà l’archiviazione.

Ci sono ombre, non detti, coperture altolocate e la torbida ossessione per le ragazzine nella vicenda del miliardario americano ricostruita con dovizia di particolari da James Patterson con John Connolly e Tim Malloy in Sporco ricco (Chiarelettere). Lo stile del re mondiale del thriller ripercorre tutto lo squallore della storia di Epstein narrandola a trecentosessanta gradi e da più punti di vista. Dalla biografia, nella quale il lettore si fa un’idea di quest’uomo ricchissimo, proprietario di un’isola privata, molto amato dai potenti (Bill Clinton, Donald Trump, il principe Andrea d’Inghilterra…) e sempre circondato da donne splendide, fino ai chiaroscuri degli atti giudiziari e alla voce delle vittime. Non ancora donne e non più bambine, queste ultime, adolescenti acerbe e prive di mezzi “reclutate” da coetanee per trascorrere un paio d’ore a massaggiare – così ufficialmente, in realtà avrebbero dovuto fare ben altro – un “vecchio” per duecento dollari e che, quando testimonieranno in tribunale, saranno completamente screditate e fatte a pezzi dagli avvocati di Epstein.

Uno scandalo che ha travolto un gigante della finanza e l’establishment internazionale, scoperchiando un intrico di sesso e potere, ricatto e violenza.

La morte del protagonista – ancora oggi ci sono seri dubbi sul fatto che possa essersi trattato di suicidio – ha spinto Patterson a tornare sul caso, confermando che i soldi possono fare molto, persino imbavagliare le vittime e comprare l’immunità del carnefice. All’uscita della prima edizione di questo libro in America, il miliardario ci è quasi riuscito, ottenendo una condanna irrisoria che gli ha lasciato ampia libertà di proseguire la sua esistenza dorata e perpetrare abusi ai danni di ragazzine adescate per pochi dollari. Ma quando nuove accuse lo inchiodano e lo confinano nell’isolamento di una cella, e altre vittime prendono coraggio, il suo mondo trema, l’entourage si dissocia: se lui parla, sarà la fine.

Da Sporco ricco  è stato tratto Jeffrey Epstein: Filthy Rich di Lisa Bryant, su Netflix.

James Patterson è un maestro della narrativa di suspense. Ha ideato serie di successo che hanno come protagonisti Alex Cross, Le donne del Club Omicidi, Michael Bennett, l’Agenzia Private International, e scritto gialli a quattro mani come Cartoline di morte (con Liza Marklund) e Il presidente è scomparso (con Bill Clinton), tutti editi in Italia da Longanesi. Ha venduto oltre 400 milioni di copie finendo nel Guinness dei primati come unico autore al mondo a occupare per cinquantanove volte il primo posto nella Bestseller List del “New York Times”. Vive in Florida con la sua famiglia.
John Connolly è un giornalista investigativo da venticinque anni, quasi la metà dei quali al servizio di “Vanity Fair”. Ha firmato inchieste per numerose testate statunitensi.
Tim Malloy è un veterano del giornalismo a mezzo stampa e televisivo. Ha vinto otto Emmy come reporter investigativo, documentarista e corrispondente di guerra. È un analista politico attivo su stampa, rete e televisione.

Rossella Montemurro

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