domenica, 5 Maggio 2024

Cari cittadini e care cittadine,

in questo 25 aprile, siamo qui per celebrare e ricordare la conquista della libertà da parte dell’Italia, con la fine dell’occupazione nazista e la definitiva caduta del regime fascista. Ringrazio per la presenza tutti voi e saluto tutte le autorità civili, militari e religiose presenti. Un caloroso saluto a tutti i volontari delle associazioni combattentistiche e d’arma e alla banda di Matera.

Condividendo l’iniziativa di altri sindaci, oggi vorrei dare lettura, almeno parziale, del monologo di Antonio Scurati. Da vice presidente del consiglio nazionale dell’ANCI, riteniamo sia un’iniziativa di libertà civile che vuole contrapporsi a qualsiasi forma di censura:

Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924. Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come aveva lottato per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.

Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.

In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944. Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati.

Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista.

Antonio Scurati, scrittore, giornalista, insegnante è anche Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Riprendo ora il mio discorso con un pensiero rivolto alla pace e alla speranza. Qualche giorno fa con il Presidente del Consiglio Comunale mi sono recato a Greccio per un percorso di gemellaggio tra più comuni.

Greccio è il luogo dove San Francesco preferiva vivere perché vi vedeva attuata quella scomoda vita evangelica, di assoluta povertà. In questo borgo vicino Rieti, il 25 dicembre del 1223, il frate inscenò una rappresentazione della Natività per gli abitanti di Greccio, portando un bue e un asino. Si trattò, di fatto, del primo presepe della storia, qualcuno lo considera il presepe vivente più antico. C’erano tante città che con i presepi e la natività hanno importanti tradizioni o eventi. E molto importanti sono stati i ponti di dialogo che si sono instaurati nel solco proprio di San Francesco che per primo aveva nel suo tempo sconfessato le crociate, proponendo un suo personale e universale messaggio di pace.

E’ interessante ricordare infatti come si rivolse San Francesco ad un monaco che desiderava ardentemente raggiungere la Terra Santa, siamo ai tempi della terza crociata, ne avremo purtroppo altre sei, lo scoraggiò così a recarsi in Terra Santa: “non hai necessità di cercare al di là del mare un luogo che puoi trovare ovunque. La Betlemme che cerchi è in ogni altare.” E infatti il presepe di San Francesco è il presepe eucaristico. 

Ecco la sconfessione francescana delle crociate. Betlemme e l’intera Palestina, non è un luogo da contendersi bellicamente o da conquistare perché è ovunque, in ogni altare. Purtroppo oggi alcune crociate non sono ancora scomparse in Terra Santa, anche se le spade sono state sostituite da droni e carri armati.

Con noi c’era anche il sindaco di Betlemme che mi ha personalmente rappresentato tutta la sua preoccupazione per il fatto che non poteva tornare a casa, in quanto proprio in quei giorni si erano sollevati i droni iraniani sui cieli di Israele e avevano cancellato tutti i voli di ritorno.

“I rapporti fra le comunità politiche vanno regolati nella verità. La quale esige anzitutto che da quei rapporti venga eliminata ogni traccia di razzismo e venga riconosciuto quindi il principio che tutte le comunità sono uguali per dignità di natura, per cui ognuna di esse ha il diritto all’esistenza e al proprio sviluppo” anche queste ultime non sono mie parole ma quelle di Papa Giovanni 23°, le abbiamo lette sempre a Greccio. E’ la sua Enciclica Pace in Terris, del 1963, più di sessant’anni fa, troviamo parole profondamente attuali.

Come attuale oggi è la data del 25 aprile, per molti anni il 25 aprile è stata una scadenza formale, rituale, retorica e quasi banale. Avevamo quasi perduto il valore del 25 aprile, gli accadimenti nazionali ed internazionali di questo ultimo periodo ci hanno obbligati a riscoprire il valore irrinunciabile dell’antifascismo, che non è solo un’ideologia politica, quella della violenza e degli assassini. Il Fascismo è anche la propensione alla violenza, alla privazione delle tante libertà come quella di fare lavorare e fare impresa per colpa delle mafie (ieri abbiamo ascoltato storie vere e incredibili nell’evento delle giornate internazionali della Libertà che continuano anche tutta la giornata di domani in auditorium con incontri molto interessanti, ascolteremo magistrati, avvocati, ma anche filosofi).

Il fascismo oggi è anche il non rispetto della verità, il fascismo è anche semplicemente il mentire sapendo di mentire, è nella scelta come società di preferire nel rapporto coi giovani i manganelli piuttosto che l’ascolto e il dialogo,  è il perdere il senso umano anche nel confronto politico, spesso svuotato e sostituito da grida, superficialità e approssimazione.  

Dobbiamo quindi ri-attualizzare il ricordo di quanti hanno deciso di sacrificare la propria vita per difendere la libertà perché c’è stato un periodo nella storia del nostro paese, in cui, giovani, intellettuali, operai, contadini, hanno deciso che la libertà valesse anche la vita di un essere umano, la propria vita, e questo è un messaggio che dobbiamo riprendere e trasmettere ai giovani, la solidarietà, l’unità costituzionale del Paese che qualche riforma oggi vuole minare, ma anche il fondamento che si deve vivere e pensare sempre da donne e uomini liberi.

Buon 25 aprile, viva la Libertà e viva la Pace.

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