lunedì, 7 Ottobre 2024

Il loro rapporto “durò in complesso circa tre anni tra esigenze mai davvero soddisfatte di reciproco assoluto possesso e tensioni che finivano in insulti, pianti e morsi”. Quello tra Pietro e Teresa era stata una relazione nella quale “contava il nostro continuo volerci e respingerci. Era come se ci piacessimo senza misura solo per poter appurare che ci detestavamo”.

In un tira e molla continuo, alla fine dell’ennesimo litigio Teresa gli propone di raccontarle una cosa che non ha mai confessato a nessuno, una cosa di cui si vergogna; e lei farà altrettanto, sarà il loro segreto che li terrà uniti per sempre. Peccato solo che i due si lascino, quasi in contemporanea con le rispettive confessioni.

Inizia così Confidenza (Einaudi) il nuovo romanzo di Domenico Starnone che ancora una volta scandaglia i sentimenti e fa terra bruciata dei luoghi comuni. Tre racconti, tre voci: la prima, quella di Pietro, a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta; la seconda, quella della figlia Emma ai giorni nostri e la terza, quella di Teresa, sempre nella contemporaneità.

Con una prosa quanto mai brillante, Starnone indaga tra i misteri delle relazioni e nella complessità dell’animo umano: perché Pietro, dopo la rottura con Teresa, come è giusto che sia, va avanti, conosce Nadia e ne è immediatamente travolto. È catturato da quel carattere un po’ ombroso, dalle sue resistenze che, però, basta un attimo e vengono meno. E proprio in un attimo Pietro decide di sposarla. Ecco però che ricompare nella sua vita, all’improvviso e con tutta la sua irruenza, Teresa, ed è inevitabile che Pietro la avverta un po’ come una minaccia (anche perché lei, con il suo sguardo di fuoco, gli ha detto “attento a te”) e il segreto che lui le ha confidato sembra quasi un coltello impugnato dalla ragazza, ora che non ha niente da perdere.

“Non avrei dovuto lasciare che il rapporto con Teresa si interrompesse proprio quando ormai ci eravamo reciprocamente dimostrati non solo chi eravamo davvero, fuori da ogni messinscena, ma avevamo anche svelato l’uno all’altra chi, se se ne fosse data l’occasione, potevamo essere. Con Nadia, pensai, chissà quanto tempo sarò costretto a perdere per nascondermi e nascondermela e tenere in piedi, così, il nostro rapporto, la famiglia che abbiamo creato; con Teresa non c’è da perder tempo, sappiamo di noi già molto più di quanto in genere è lecito sapere. Lei dunque non andava circuita, meglio anzi essere schietto”.

Teresa, ex allieva di Pietro, è diventata una professionista affermata e ha trovato lavoro in America. I contatti con Pietro rimangono inalterati grazie a lunghe lettere – non d’amore però: sono ora cariche di astio e rancore, ora rassicuranti: “Cominciai a sentirmi più sposato a Teresa che a Nadia. Ma forse così è detto male, forse dovrei semplicemente specificare che la moglie d’ogni giorno mi giovava meno di quella moglie d’oltreoceano, le cui irruzioni erano sempre un’eccitante turbinio di possibile salvezza e probabile rovina”.

Pietro vive ormai nel terrore e non sono rare le incomprensioni con Nadia: “Pensai: ci innamoriamo di persone che sembrano vere ma non esistono, sono una nostra invenzione; questa donna così ferma, dalle frasi così scandite, questa donna senza timidezze, sferzante, non la conosco, non è Nadia. Una cosa è la persona amata, altra cosa è la persona reale che finché l’amiamo non vediamo mai davvero”.

In un crescendo inimmaginabile e con un finale che lascia davvero senza parole, Starnone ha scritto una storia deliziosa, sospesa tra la lentezza degli anni Ottanta (simboleggiata dall’attesa snervante delle lettere) e la rapidità spiazzante del presente: è su queste due coordinate temporali che prende forma una trama originale, per niente scontata, con punte di genialità nella descrizione psicologica dei personaggi.

Domenico Starnone (Napoli, 1943) ha fatto a lungo l’insegnante, è stato redattore delle pagine culturali de «il manifesto». Ha pubblicato romanzi e racconti incentrati sulla vita scolastica, editi da Feltrinelli, da cui sono stati tratti i film La scuola di Daniele Luchetti, Auguri professore di Riccardo Milani e la serie televisiva Fuori classe. Si è distaccato dai temi scolastici con libri come Il salto con le aste (1989, ET Scrittori 2012), Segni d’oro, Eccesso di zelo e Denti, da cui Gabriele Salvatores ha tratto l’omonimo film. Nel 2001 ha vinto il premio Strega con il romanzo Via Gemitoa cui sono seguiti, sempre per Feltrinelli, Labilità (2005, premio Castiglioncello) e Prima esecuzione (2007). Nel 2010 ha pubblicato per minimum fax Fare scene. Per Einaudi ha pubblicato Spavento (2009, premio Comisso), Autobiografia erotica di Aristide Gambía (2011), Lacci (Supercoralli 2014 e Super ET 2016, The Bridge Book Award), Scherzetto(Supercoralli 2016 e ET Scrittori 2017, Premio Isola d’Elba, finalista al National Book Award), Le false resurrezioni (2018) e Confidenza(2019).

Rossella Montemurro
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