giovedì, 2 Maggio 2024

“Ci si chiede spesso quanti anni ci separano dal momento della nostra morte, ma mai in quale giorno del calendario cadrà. Se ci pensate, abbiamo vissuto il giorno esatto della nostra morte tante volte quanti anni abbiamo. Un po’ macabro, no?”

Il 21 settembre è il giorno della morte dell’uomo con le scarpe di tela. Ma lui, ovviamente, non lo sa e i 21 settembre che ha vissuto fino ai 68 anni si rincorrono nella sua mente in una manciata di secondi. La sua vita, il 21 settembre: da bambino, adolescente, adulto, anziano ma non in maniera cronologica. È un excursus emozionale fatto di persone, incontri, episodi, stati d’animo.

Filippo De Lisa, conosciuto sui social come Filippo Dr. Panico (foto in copertina dal profilo Facebook dell’autore), in Sopra le nuvole il meteo è noioso (Sperling & Kupfer) racconta la vita dell’uomo con le scarpe di tela (non ci sono nomi ma tratti distintivi di ciascun personaggio, ad esempio: “La ragazza con il telefono sempre scarico”, “Il ragazzo con la testa rasata”, “Il bambino che indicava i cani”…) attraverso brevi flash che, è questa la particolarità, non sono tratti salienti della sua esistenza ma parentesi comuni, a volte banali, ricordi che si intersecano, si amplificano o si ridimensionano.

Dall’infanzia in un piccolo paese di nome Mestizia al trasferimento nella grande città di Rumore, dalle serate con gli amici all’incontro con il grande amore, il ragazzo con le scarpe di tela ci conduce in un viaggio a ritroso nel tempo nel quale la voce di Franco Califano diventa un’ipotetica guida.

Alla prosa, l’autore affianca la poesia e lo stile più fresco e diretto dei blog, e il risultato è un originale mix di generi.

Come è nata la trama di Sopra le nuvole il meteo è noioso?

“Negli ultimi cinque anni diverse case editrici mi hanno contattato chiedendomi di scrivere un romanzo. L’idea all’inizio mi respingeva e ho sempre rifiutato garbatamente, poi, durante il lockdown, ho iniziato in modo del tutto spontaneo a pensare di scriverne uno, e a un certo punto l’ho fatto. Ho sempre scritto racconti e poesie, così sono partito da lì, da un paio di racconti autobiografici, che poi ho adattato all’interno della storia che avevo in mente.”

In ogni pagina del suo romanzo è presente la morte, eppure lei è stato capace di infonderlo di vita. Come ci è riuscito?

“È un bellissimo complimento, grazie! La morte è un tema che mi colpisce molto, da sempre, e come dicevo questo romanzo è stato interamente pensato e scritto durante il lockdown, quindi in un periodo molto riflessivo. Avevo un’assoluta esigenza di parlarne, cercando di convincere in primis me stesso che la morte non fosse qualcosa di cui temere. Lì per lì mi ero anche convinto. Ora faccio finta di niente, come quando si passa davanti a un posto di blocco sperando di non essere fermati, perché qualcosa che non va c’è sempre.”

Perché i personaggi di Sopra le nuvole il meteo è noioso non hanno nomi propri ma tratti distintivi come ad esempio il protagonista, l’uomo con le scarpe di tela?

“Mi piaceva l’idea di non descrivere i dettagli fisici dei personaggi principali, per dare loro un’immagine più fumosa e quindi universale, ma contemporaneamente descriverli. Mi sembrava suggestivo. Ho trovato questo escamotage, che mi ha permesso anche di sottolinearne i balzi nel tempo, dato che quel personaggio è sia il bambino, sia il ragazzo, sia l’uomo con le scarpe di tela. È un’idea che mi è venuta per caso, ma è forse il particolare che funziona di più nel romanzo. Sembra una parolaccia, ma stavolta devo dire grazie al caso.”

Anche per le città lei non ha usato nomi reali. L’unica eccezione è Potenza, la sua città. Dobbiamo considerarlo un omaggio al capoluogo lucano?

“In qualche modo sì. Potenza nel libro è usata come parallelismo per descrivere una specie di grigio purgatorio, ma in realtà è anche la città di origine del protagonista, chiamata Mestizia, mentre la città è chiamata Rumore. Credo che la prima sia la sintesi generale della provincia, la seconda della grande città.”

Prosa e poesia si intrecciano. Qual è il genere che preferisce?

“Sono molto legato a entrambe, come anche alla musica e alla cinematografia. Ho provato con un po’ di presunzione a inserire tutte e quattro i generi, perché mi piaceva l’idea del mix. Spero sia andata bene, ma in caso contrario ho fatto del mio meglio, giuro.”

Se le dico Franco Califano, lei cosa mi risponde?

“Dipinsi l’anima su tela anonima/ e mescolai la vodka con l’acqua tonica…”

Filippo Dr. Panìco è nato a Potenza nel 1990. Da bambino ha cominciato a scrivere canzoni, pensando che un giorno sarebbe diventato un famoso cantautore. Non ha smesso di crederci quando si è trasferito a Roma, nel 2008. Poi, con il passare degli anni, ha capito che si sbagliava e ha iniziato a scrivere poesie. Ha autopubblicato numerosi libri dal 2016 a oggi, riscuotendo un grande successo di pubblico e superando i 100.000 follower su Instagram. Questo è il suo romanzo d’esordio, un inno alla vita e alle sue sorprese.

Rossella Montemurro

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