venerdì, 26 Aprile 2024

Il tema del doppio, l’eterna dicotomia bene-male, la scelta di vendicare le crudeltà subite con altre crudeltà: L’angelo sterminatore (Libromania) dello scrittore materano Tommaso Carbone è un viaggio negli abissi del lato più oscuro dell’animo umano. Ambientato nel ’78 ha per protagonista Michele, un uomo che apprende all’improvviso da una zia in punto di morte di essere stato adottato. Una verità che è, per Michele, sconvolgente.
Rivive la sua infanzia, gli anni in un collegio cattolico segnati dagli abusi e decide di iniziare una vendetta – feroce e spietata -, un progetto folle che ha l’obiettivo di riscattare la sua fanciullezza negata e quella di altre persone che hanno vissuto lo stesso orrore. Michele, insomma, compie giustizia nonostante la cecità di preti e tutori che hanno preferito insabbiare ciò che lui provava a denunciare e vendica le piccole vittime capitate tra le mani dei pedofili.
Michele ha nel passato un’altra zona d’ombra, un gemello che non sa di avere. Quando la madre partorì i due bambini, un medico ne sottrasse uno per consegnarlo a un gerarca fascista in cambio di una prestigiosa cattedra universitaria.
Tommaso Carbone accompagna il lettore nella mente malata di Michele in un crescendo di violenza che solo il protagonista giustifica come unica ricompensa per gli anni trascorsi nell’inferno, in balìa di orchi che avrebbero in realtà dovuto proteggerlo. Man mano che si allunga la lista degli uomini brutalmente assassinati, cresce il desiderio di Michele di sfidare gli inquirenti, pur consapevole che un passo falso potrebbe significare la cattura.
L’angelo sterminatore ha un ritmo serrato e non risparmia descrizioni crude. L’epilogo lascia il lettore disorientato: è un finale originale, inimmaginabile.
L’autore può essere considerato un maestro del genere: questo thriller si è fatto notare tra un migliaio di manoscritti, quelli pervenuti all’iniziativa “Fai viaggiare la tua storia” promossa da Libromania con il sostegno di Autogrill e la collaborazione di DeA Planeta Libri e Newton Compton.  L’angelo sterminatore fa parte delle opere di narrativa inedite scelte dalla redazione di Libromania e premiate con una pubblicazione digitale.

La pedofilia nell’ambito ecclesiastico fa da sfondo all’Angelo sterminatore. Perché ha scelto questa tematica?
“È un tema a cui sono particolarmente sensibile. Lo avevo già affrontato nel precedente romanzo, L’innocenza perduta e in un racconto intitolato Un angelo vestito di nero, incluso nella raccolta Carabinieri in Giallo 3 Giallo Mondadori”.
Quanto hanno influito i casi di abusi in Vaticano emersi recentemente?
“Hanno influito sicuramente. La Chiesa e molti vescovi in passato hanno ignorano o minimizzano le denunce di pedofilia nei confronti dei sacerdoti. Papa Francesco ha invertito la rotta e annunciato nuovi cambi di procedura su processi e ricorsi circa i casi di abusi: “È una malattia, mettiamocelo in testa.” ha detto, aggiungendo: “A chi è colpevole non darò mai la grazia.” Decisamente un passo avanti nella trasparenza e nella condanna, non solo formale, verso coloro che hanno abusato di bambini e ragazzi approfittando della loro posizione”.
L’angelo sterminatore, come la maggior parte dei suoi thriller, ha una lunga scia di delitti. Parlare di tanto male e tanta crudeltà equivale quasi ad esorcizzare il male?
“Il lettore si trova come lo spettatore delle tragedie greche, sottoposto ad un effetto di ‘catarsi’, di purificazione: s’interroga sul senso della vita, sul mistero della morte, sulla presenza del male, della colpa, del dolore, sul destino individuale e collettivo. Sentimenti quali l’amore, l’odio, la vendetta, la pietà che dominavano negli eroi tragici, una volta proiettati sulla scena, venivano razionalizzati e come espulsi, liberati, dagli strati più profondi della coscienza”.
Un’altra costante di alcuni suoi thriller è rappresentata dai confini, che nei suoi testi sono sempre molto labili, tra i ruoli di vittime e quelli di carnefici. Per analizzare dinamiche così particolari, bisogna essere appassionati di psicologia. Qual è il suo rapporto con questa disciplina?
“Sono un appassionato di questa disciplina. Per uno scrittore è fondamentale immedesimarsi nei personaggi, comprenderne le motivazioni, i sentimenti, gli stati d’animo, le dinamiche interne più recondite”.
L’angelo sterminatore sembra avere un finale aperto. Anche i legami tra alcuni personaggi (pensiamo ai due gemelli) sembrano in attesa di un sequel. Ci sarà?
“Altri miei libri hanno dei finali aperti, e devo confessare che spesso sono tentato di scrivere un sequel. Chissà che prima o poi non mi decida. L’angelo sterminatore doveva concludersi diversamente: il commissario vede riflesso nel volto dell’assassino il suo, e non ha il coraggio di premere il grilletto, permettendogli di fuggire”.
Cosa c’è nel suo futuro letterario?
“Sono alle prese con la revisione del nuovo romanzo, un thriller intitolato La torrida estate del commissario Mancuso. Fra qualche giorno inizierà l’editing di La vita che volevo, che dovrebbe vedere la luce agli inizio del 2018, un romanzo di formazione Il protagonista è un giovane meridionale, idealista e insofferente della vita di campagna con un rapporto conflittuale col padre e che approda nelle fila delle Brigate Rosse da cui fuoriesce, sdegnato dalla violenza delle azioni dei brigatisti. Ho intenzione di scrivere un romanzo ambientato in Basilicata a cavallo dell’Unità d’Italia. Poi c’è l’abbozzo di un libro d’avventura incentrato su un ragazzo a cui i briganti hanno ucciso i genitori e rapito la sorella che si unisce a una banda scalcagnata nella speranza di liberarla”.

Tommaso Carbone è nato nel 1963 a Grassano, in provincia di Matera, si è laureato in Pedagogia e insegna nella scuola primaria. Nel 2012 ha pubblicato Niente è come sembra (Rusconi). Il suo racconto Un angelo vestito di nero è stato incluso nella raccolta Carabinieri in Giallo 3 (Mondadori). Con Libromania ha pubblicato i romanzi Il sole dietro la collina, Il cadavere del santuario e Non avrete scampo. Con Delos Digital L’innocenza perduta e A un passo dal baratro.

Rossella Montemurro
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