giovedì, 9 Maggio 2024

“Al sesso e alla lusinga della devastazione, al sesso e al suo impulso selvaggio, tirannico, irrefrenabile, Claire aveva ceduto come gli altri, buttando all’aria in un colpo di testa, in uno slancio irresistibile, tutto ciò che aveva pazientemente costruito, cioè una famiglia, una stabilità emotiva, un punto fermo durevole. (…)”

Graffiante, diretta, concreta: questa è la scrittura di Karine Tuil nel superbo Le cose umane (La Nave di Teseo, traduzione di Fabrizio Ascari), un romanzo sui chiaroscuri della famiglia che in Francia ha venduto trecentomila copie ed è in corso di pubblicazione in 12 lingue.

Il libro ha ispirato il film omonimo di Yvan Attal, con Charlotte Gainsbourg, Ben Attal e Suzanne Jouannet, fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2021 e in arrivo nelle sale a novembre.

La famiglia Farel è per certi versi invidiabile ma se appena appena si scruta oltre l’apparenza si notano crepe e fratture di un legame tutt’altro che idilliaco.

Jean, rispettato giornalista che presenta da oltre trent’anni un famoso programma politico alla televisione francese; Claire, un’intellettuale conosciuta per il suo impegno femminista e Alexandre, il loro figlio che studia in una prestigiosa università americana: questa è ciò che vogliono far vedere al mondo, nella realtà invece sono vent’anni che Jean ha un’altra donna e da poco Claire ama Adam, scoprendo una passione bruciante che non credeva potesse appartenerle. Ed è tramite Adam che nel legame si insinua Mila, la figlia adolescente stanca dell’integralismo religioso della madre e accolta dal padre e dalla nuova compagna.

È un quadretto perfetto, il ritratto della felicità… il trionfo dell’ipocrisia.

Il sesso è il filo rosso di questo romanzo dalla forza dirompente. Un’accusa di stupro sfalderà una volta per tutte la cortina di perbenismo che assicurava la quotidianità dorata della famiglia Farel.

Alexandre porta Mila a una festa, spinto dalla madre. La mattina dopo Mila accusa Alexandre di averla violentata e sporge denuncia. È la parola della ragazzina contro quella di Alexandre.

Il sesso e la volontà di distruzione sono il cuore di questo romanzo che mette a nudo le dinamiche impietose della macchina giudiziaria e indaga il mondo contemporaneo, i suoi impulsi, le voglie e le paure. Chi è davvero sicuro di non finire un giorno preso in un simile ingranaggio?

Karine Tuil è nata nel 1972 a Parigi. Con L’invenzione della vita (2015), finalista al premio Goncourt, e candidato al premio delle Lettrici di “Elle”, al Prix des Libraires e al Prix Interallié, ha avuto uno straordinario successo, affermandosi come una delle voci più interessanti della narrativa di oggi. Nel 2016 ha pubblicato L’incoscienza (La Tartaruga, 2019), selezionato per numerosi premi tra cui il Prix Goncourt, il Prix Interallié e il Grand Prix du Roman de l’Académie française. Si occupa anche di teatro e cinema e collabora con diverse riviste, tra cui “Le Monde 2” e “Livres Hebdo”. 

Rossella Montemurro

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