sabato, 18 Maggio 2024

È un legal thriller raffinato e adrenalinico La decisione (La Nave di Teseo, traduzione di Fabrizio Ascari) il dodicesimo romanzo di  Karine Tuil  dopo il premio Goncourt per gli studenti delle scuole superiori Le cose umane.

Siamo a Parigi nel maggio 2016. La 49enne Alma Ravel, giudice, deve pronunciarsi sulla sorte di un giovane sospettato di essersi unito allo stato islamico in Siria. E’ Abdeljalil Kacem, nato in Francia da genitori algerini, ventenne, sposato con Sonia, una ragazza di origini portoghesi convertitasi all’islam. Non ci sono mezze misure, per lei che da anni fa parte di una speciale squadra antiterrorismo e ha potuto constatare l’efferatezza degli attacchi che nel 2015 sconvolsero la Francia: se lo condanna rischia di condannare un innocente, un ventenne che tra non molto diventerà padre; se lo lascia libero, rischia che prima o poi possa essere lui l’autore di una nuova strage. Un dilemma terribile per Alma, dilaniata anche nel privato per un matrimonio che dopo 25 anni ha evidenziato tutte le crepe, le ipocrisie, i dissapori. Il marito, uno scrittore che ha vinto il premio Goncourt con il primo romanzo per poi soccombere a una serie di insuccessi, si rivela in tutta la sua inadeguatezza. Una sorta di aridità nei sentimenti e l’incapacità di gestire l’impasse lavorativa hanno fatto sì che Alma si allontanasse da lui trovando, invece, tra le braccia di Emmanuel Forest, avvocato penalista suo coetaneo “non una semplice avventura, no, una storia d’amore, e non ho avuto il coraggio di lasciarti”.

“Io sono come gli altri, né migliore né peggiore, non preparata meglio alle tentazioni dell’esistenza. Dopo un certo tempo di vita in comune, perché mentirsi, prende piede la stanchezza, ci si sorprende a sognare altro. Alcuni fanno il grande passo, altri rinunciano per preservare una stabilità illusoria, per senso morale forse, senza crederci troppo. In entrambi i casi si scopre in fretta che ci si è ingannati; la disgregazione di una coppia è un’esperienza tragica. Pensavo che sarei stata capace di resistere, che non sarei mai uscita dai sentieri battuti, che sarei stata in grado di dire di no, di eclissarmi al momento giusto, cioè prima di soffrire: mi sono ingannata.”

 Emmanuel, però, insieme alla ex moglie è anche il difensore di Kacem.

Al dilemma – sia quello professionale sia quello lavorativo di Alma – si intrecciano i verbali degli interrogatori di Kacem e di sua moglie, pieni di contraddizioni e paradossi eppure mai tanto contorti da poterli definire con certezza colpevoli.   

In una ricostruzione minuziosa, aspetti legali e aspetti psicologici animano una trama molto verosimile, basata su riscontri autentici. La stessa Tuil sottolinea nei ringraziamenti: “Questo libro non sarebbe potuto esistere senza la fiducia di parecchi giudici istruttori del pool antiterrorismo”.

Karine Tuil è nata nel 1972 a Parigi. Con L’invenzione della vita (2015), finalista al premio Goncourt, e candidato al premio delle Lettrici di “Elle”, al Prix des Libraires e al Prix Interallié, ha avuto uno straordinario successo, affermandosi come una delle voci più interessanti della narrativa di oggi. Nel 2016 ha pubblicato L’incoscienza (La Tartaruga, 2019), selezionato per numerosi premi tra cui il Prix Goncourt, il Prix Interallié e il Grand Prix du Roman de l’Académie française. Si occupa anche di teatro e cinema e collabora con diverse riviste, tra cui “Le Monde 2” e “Livres Hebdo”. Le cose umane è il suo undicesimo romanzo; vincitore del Prix Interallié e del Prix Goncourt des Lycéens 2019 è in corso di traduzione in 12 lingue e ha venduto oltre 300.000 copie in Francia. Da questo romanzo il regista Yvan Attal ha tratto l’omonimo film con Charlotte Gainsbourg, Matthieu Kassovitz e Pierre Arditi, selezionato per la settantottesima Mostra del Cinema di Venezia.

Rossella Montemurro

Pubblicità

Pubblicità
Copy link
Powered by Social Snap