domenica, 19 Maggio 2024

In alcuni paesi c’era l’usanza, e c’è ancora oggi, che quando si usciva dalla chiesa dopo la partecipazione alla Santa Messa, bisognava subito recarsi nella propria abitazione, come se la benedizione doveva essere prima “passata” alla propria famiglia e poi agli altri.

E a pensare che la benedizione è sicuramente uno dei temi centrali della Sacra Scrittura.

Ricordo qualche tempo fa, quando ancora potevamo viaggiare liberamente, entrai in una chiesa che non avevo mai visitato a Roma.

Celebrava un missionario che non conoscevo, però ricordo benissimo la sua omelia.

Era tutta incentrata sulle missioni e ricordo che il Sacerdote parlava dei suoi catechisti missionari e in modo particolare di un catechista anziano.

Il Sacerdote ricordava a noi fedeli che il catechista si alzava tutte le mattine alle cinque e percorreva tutto il villaggio capanna per capanna.

Visitava le persone che abitavano, chiedeva come stavano, domandavano di cosa avevano bisogno e quali erano le loro necessità.

E dopo aver fatto tutte queste richieste le benediceva.

Secondo me quel catechista aveva capito il senso della benedizione.

In questo periodo di pandemia che siamo diventati tutti più paurosi e più ansiosi, ma sicuramente siamo diventati tutti più insicuri, abbiamo bisogno di sentirci dire che siamo amati e protetti.

A me piace tantissimo la benedizione di Abramo, perché è la promessa più bella che possa essere fatta ad una persona.

“Farò di te un grande popolo
e ti benedirò,
renderò grande il tuo nome
e diventerai una benedizione.
Benedirò coloro che ti benediranno”
(Cfr. Genesi 1, 2-3)

Dio fa diventare Abramo sorgente di benedizione per tutti gli altri uomini.

Come nella esperienza del catechista raccontata dal missionario, le persone benedette sono portatori di felicità, anzi di speranza, di ottimismo, ma soprattutto portatori di nuove idee.

Il catechista raccontato dal missionario non solo benediceva, ma era lui stesso benedizione.

Volevo concludere questa mia riflessione sulla benedizione con la descrizione che ne fa San Luca raccontata nel suo Vangelo: «Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia.» (Lc 24,50-52).

E’ veramente bello!

Dopo la benedizione i discepoli non hanno più paura!

Tornano a Gerusalemme con immensa gioia, perché la benedizione ha suscitato in loro la certezza che la loro vita è nelle mani di Dio.

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

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