giovedì, 9 Maggio 2024

Oggi vorrei riflettere con voi sulla “saggezza” e lo vorrei fare con una poesia del premio Nobel Frédéric Mistral. Mistral nacque a Maillane, da François Mistral e Adélaide Poulinet, una famiglia di contadini benestanti. Il giovane Frédéric fu mandato a scuola piuttosto tardi, a nove anni d’età, e frequentò le scuole ad Avignone e a Nimes. Nel 1839, fu iscritto come pensionante alla scuola dell’abbazia di Saint-Michel de Frigolet, ove rimase due anni, essendo stata poi chiusa la scuola, e fu trasferito al pensionato Millet di Avignone. Conobbe il poema satirico Lou siege de Caderousse dell’Abate Fabre, che il professore leggeva per divertire gli alunni, alternandolo alla lettura dell’Eneide. Fu grazie all’incontro con il poeta Joseph Roumanille, suo insegnante e di dodici anni più anziano, che si avvicinò alla letteratura provenzale e che cominciò ad interessarsi al provenzale, “prima lingua letteraria dell’Europa civilizzata”. Nel 1904 Mistral fu insignito, assieme al drammaturgo madrileno, del Premio Nobel per la letteratura: «…in riconoscimento della freschezza, originalità e autenticità della sua produzione letteraria, fedele riflesso dei paesaggi naturali e dello spirito naturale della sua nazione; e, inoltre, per il suo significativo lavoro come filologo provenzale.» Il poeta non presenziò alla cerimonia di premiazione, essendo presente un ministro in sua vece. Mistral destinò la somma vinta all’ampliamento della raccolta etnografica del Museon Arlaten (“Museo di Arles”). La poesia è la seguente Ascolta quel che dico, facea zio Gedeone: val meglio un buon consiglio, caro, che un buon ceffone … E’ un transito la vita; val meglio star contenti a quel ch’essa ci dona, che bestemmiare ai venti … Anzi che corre tanto E rompersi la testa, meglio andare adagino e prolungar la festa … Non sputar contro il cielo! Val meglio inginocchiarsi Che il proprio sputo vano Sul naso ritrovarsi … E se meschina troppo Questa vita ti pare, guarda le stelle, e lasciati da quelle inebriare. E’ il cielo il più fornito, il più bello dei granai, e tutto che hai sognato lassù trovar potrai. Avete ragione è proprio la saggezza dei vecchi, sulla quale prima o poi si dovrà tornare. È proprio la saggezza dei nostri vecchi che raccolgono la vita sul palmo di una mano e la consegnano all’intelligenza di chi sa ascoltare. Meglio un buon consiglio che un ceffone, diceva il vecchio. A che serve sputate in cielo? A ritrovarsi uno sputo in faccia? Riflettete su quello che dice il vecchio: il cielo è un granaio e tutto ciò che non saprai quaggiù te lo riserba in alto il cielo.

Nicola Incampo

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