sabato, 18 Maggio 2024

Il silenzio interrotto solo dal ticchettio degli orologi e un mucchio di segreti che non danno pace e sono alla base di morti misteriose archiviate dalla polizia come suicidi. Se quella che circonda la Villa degli orologi, a Cadenabbia, sul lago di Como, è un’atmosfera gotica nella quale i Radlach, signori e padroni, imperversano nelle vite degli altri, quella che contraddistingue la quotidianità milanese di Cristina è invece un’atmosfera tranquilla, quasi dimessa, da quando ha deciso di lasciare il suo lavoro da criminologa per dedicarsi completamente al figlio Leone.

Così, almeno, crede chi la conosce: in realtà lei non riusciva più a lavorare con serenità, gli strascichi delle sue analisi investigative li porta ancora addosso con un’insonnia che le dà scampo ed episodi di sonnambulismo che mettono a rischio la sua incolumità e quella di chi le sta accanto. Il disturbo di Leone, un bambino iperattivo, diventa la giustificazione perfetta per disfarsi dei panni fatta criminologa e indossare quelli da mamma. La stessa Cristina, da professionista elegante, perfetta e sicura di sé inizia a trascurarsi e ad aver bisogno di programmare ogni cosa per scandire al meglio le sue giornate. Per fortuna Lorenzo, il marito, si dimostra comprensivo e la asseconda anche quando riceve la telefonata del padre che la supplica di raggiungerlo nella sua casa d’infanzia, certo che lo zio Francesco non si sia suicidato.

Le resistenze di Cristina, che proprio sul lago di Como ha trascorso un’infanzia tutt’altro che semplice – segnata dalla morte prematura della madre a dalle continue umiliazioni inferiore dai figli del datore di lavoro del padre, mastro orologiaio nella Villa dei Radlach – sono molto forti ma poi, vinta dalla disperazione del genitore, accetta. Tornare in quei luoghi, cupi e pieni di ricordi negativi, significa per Cristina ritrovarsi faccia a faccia con una serie di sensazioni mai del tutto superate. La famiglia Radlach, composta essenzialmente da persone cattive e inquietanti, border line, donne che – si scoprirà leggendo – hanno sofferto e sono rimaste imprigionate in un limbo di dolore, ripiomberà con tutti i suoi segreti nel presente di Cristina insieme a incubi, leggende e visioni.

Quella dei Radlach è una famiglia disfunzionale che però ha un potere enorme sia nel tenere unito ciascun componente, costi quel che costi, sia bel terrorizzare chi, dall’esterno, osi penetrare quella cortina di mistero.

Il gioco del silenzio (DeA Planeta, il libro è stato tra i candidati al Premio DeA Planeta 2019), l’esordio di Rob Keller, è un thriller che analizza in modo capillare le psicologie dei personaggi, anche quelli minori, offrendo al lettore una panoramica completa dell’animo umano. La passione – forte e irresistibile oppure quando assume contorni distorti, è unilaterale, è proibita – con tutta la sua irruenza caratterizza parte delle “stranezze” che accadono nella Villa, un’abitazione piena di orologi, arredata con pezzi da collezione e pezzi che celano meccanismi perfetti e congegni segreti. E sarà un orologio da taschino, trovato da Leone nella soffitta della casa del nonno a scatenare un burrascoso viaggio a ritroso che farà ritrovare a Cristina, insieme a un’angoscia sottile, la voglia di rimettersi al lavoro.

Rob Keller, con questo esordio, è una piacevole rivelazione. Il gioco del silenzio ha una trama perfetta, che sicuramente non è stato semplice rendere in maniera così diretta e autentica. Le storie che ciascun personaggio si porta dietro – alcune, toccanti,  legate alla maternità e al rapporto con la figura materna – scuotono il lettore e diventano piccole tracce per scoprire cosa è accaduto davvero in quella Villa maledetta. Impossibile, però, intuire fino in fondo il senso del gioco del silenzio: sarà svelato solo nelle ultime pagine e sarà come un pugno allo stomaco.

Con uno stile ricercato e il giusto ritmo per un thriller del genere, Rob Keller è un autentico fuoriclasse, un nuovo nome nella narrativa contemporanea che sarà opportuno non perdere di vista. Da leggere, assolutamente.

L’autore è nato nel 1956 sul Lago di Como, dove ha vissuto per quarant’anni, da padre tedesco e madre italiana. Seguendo una tradizione familiare, ha lavorato a lungo come mastro orologiaio. Attualmente abita a Saguenay, in Québec.
Rossella Montemurro

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