Si svolgerà a Matera dal 4 all’8 giugno Matera Fiction 2024, osservatorio sulla serialità internazionale, giunta alla seconda edizione. Tutti gli eventi, che avranno luogo presso il Cinema Comunale Guerrieri, saranno ad ingresso gratuito. Tra gli ospiti...
Oggi vorrei riproporre una riflessione sul perdono e la vorrei fare partendo da un dialogo particolare: un dialogo che Pascal immagina tra Dio e l’anima.
Blaise Pascal (19 giugno 1623 – 19 agosto 1662) è stato un matematico, un fisico, un filosofo e un teologo francese.
Bambino prodigio, fu istruito dal padre.
I primi lavori di Pascal sono relativi alle scienze naturali e alle scienze applicate, contribuendo in modo significativo alla costruzione di calcolatori meccanici e allo studio dei fluidi: ha chiarito i concetti di pressione e di vuoto ampliando il lavoro di Torricelli; scrisse inoltre importanti testi sul metodo scientifico.
A sedici anni scrisse un trattato di geometria proiettiva, nel 1654, abbandonò lo studio della matematica e della fisica per dedicarsi alle riflessioni religiose e filosofiche.
Morì due mesi dopo il suo trentanovesimo compleanno, nel 1662, dopo una lunga malattia che lo affliggeva dalla fanciullezza.
Il suo quoziente d’intelligenza è stato stimato, da alcuni studiosi moderni, in un punteggio di 185.
Il dialogo è il seguente:
- Se tu conoscessi i tuoi peccati, ti dispereresti d’animo
- Allora mi perderò d’animo, o Signore, se me li rivelerai
- No, tu non ti dispererai, perché i tuoi peccati ti saranno rivelati nel momento stesso in cui ti saranno perdonati
Il cristianesimo è soprattutto la celebrazione del perdono.
Il Signore desidera che al delitto subentri non il castigo, ma la conversione e il perdono, pur non ignorando i diritti della giustizia.
Quant’è bello rendersi conto che la grazia divina riesce a superare la vergogna e l’orrore del male!
Così come la conversione è un dono divino.
Tra i “I detti di Rabi‘a” leggiamo: “Un uomo un giorno disse: ho commesso molti peccati e molte trasgressioni, ma se mi pento, Dio mi perdonerà?.
Rabi‘a disse: “No, tu ti pentirai, se egli ti perdonerà”.
Questo significa che è dal dono del pentimento che sboccia l’amore.
Invitavo molte volte ai miei a vivere l’esperienza della penitenza come non di un Dio giudice, ma bensì come un Padre che aspetta il figlio per cancellare la sua colpa e ricondurlo al suo posto.
Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica