lunedì, 29 Aprile 2024


Potrebbe atteggiarsi a diva (in Inghilterra e in Usa con i suoi thriller raggiunge i primi posti in classifica) e invece è di una semplicità e di una cordialità disarmanti. A Matera per presentare il suo ultimo thriller, Le tre bambine (Piemme), nel corso del Women’s Fiction Festival, l’autrice bestseller Jane Corry si dimostra quanto mai affabile, disponibile, sincera: esattamente il contrario rispetto alle donne – tormentate e in cerca di vendetta – che descrive nei suoi libri: thriller psicologici che catturano il lettore dalla prima all’ultima pagina senza lasciargli scampo.

Qual è il segreto delle sue trame così complesse e coinvolgenti?

“Comincio con l’idea di un legame familiare, poi penso a quello che potrebbe andar male nel rapporto, soprattutto sotto il profilo legale. Prima di iniziare a scrivere ho già un colpo di scena, qualcosa in mente che poi aggiungo scrivendo. Ovviamente non riesco a pianificare tutto fin dall’inizio, mentre scrivo i personaggi diventano più complessi. Una volta finito il manoscritto lo rileggo più volte per vedere se tutto torna”.

Le sue trame sono molto verosimili: secondo lei quante probabilità ci sono che ciò che lei descrive possa davvero accadere nella realtà?

“Credo ci sia un’altissima probabilità che queste storie possano diventare realtà. Prendo sempre ispirazione anche dal mio lavoro. Sono stata insegnante di scrittura creativa nelle prigioni maschili ed era molto interessante vedere come fossero impaurite le giovanissime avvocatesse che arrivavano per difendere o per assistere i clienti. Anch’io avevo momenti di paura e di titubanza.  Credo ci sia qualcosa in queste prigioni maschili, nel senso che forse lì dentro è proprio l’istinto materno che viene fuori da noi donne, c’è qualcosa che ci suscita emozioni. E questo è anche un aspetto che torna nei miei thriller, da La nuova Moglie a Le tre bambine.

Ha tratteggiato donne tenaci, pericolose, a volte cattive, donne che arrivano ad uccidere. Perché questa scelta?

“Dopo il mio divorzio, oltre agli alimenti che ricevevo dal mio primo marito, ho dovuto guadagnarmi un reddito a parte e ho iniziato a lavorare. Lavorando in prigione ho conosciuto un mondo nuovo, interessante, un mondo che non conoscevo prima. Faccio parte della giuria del premio Koestler, un premio per opere d’arte e racconti assegnato a donne e uomini incarcerati. Ho capito che non sono solo gli uomini a fare cose cattive nella vita, ci sono anche le donne che le fanno, soprattutto quando vengono tradite da un uomo o sono state traumatizzate. E sono in grado di fare molto male. Infatti c’è la citazione del poeta e drammaturgo inglese William Congreve (in inglese è un’espressione usata spesso quando si parla di una donna tradita o derisa o anche solo furiosa, ndr): “Non c’è furia dell’inferno peggiore di una donna respinta/rifiutata/derisa.””

Una delle protagoniste de La nuova moglieha origini italiani, parte del thriller è ambientata in Italia. Potrebbe esserci un nuovo thriller ambientato a Matera?

“Sicuramente! Quando avevo 19 anni ho viaggiato in Europa in treno con il mio ragazzo. Appena sono arrivata qui in Italia ho detto: “Sono a casa”. Mia nonna ripeteva che in famiglia avevamo del sangue italiano, purtroppo è morta e non siamo riusciti a risalire alle nostre origini. Matera è una cittadina che amo molto, che mi ispira e, in mattinata, facendo un giro nei Sassi ho visto che potrebbero essere fonte di ispirazione per un mio prossimo libro”.

Jane Corry scrive per diversi giornali inglesi, tra cui The Times e The Daily Telegraph.

(Si ringrazia Veronica Cioni per la traduzione)

Rossella Montemurro

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