martedì, 30 Aprile 2024

“(…) Era come se ai più giovani si stesse negando un diritto primario, quello dell’istruzione, mi dicevo, come se stessimo riducendo in ginocchio l’economia per salvaguardare la sopravvivenza di più vecchi, e il tutto comunicato con una decisione ragionevole. È contro natura! Pensavo. Allora non ho potuto fare a meno di esprimere il mio punto di vista su Twitter.

Ho scritto: “Stiamo sacrificando cose imprescindibili come il diritto all’istruzione, la socialità, infine l’economia di un paese in nome degli over 75″.”

Vecchiaccia (Einaudi) di Fuani Marino prende spunto da quel che è accaduto dopo quel tweet (“In un attimo migliaia di persone hanno cominciato a inveire contro di me, a ritwittare la mia affermazione apostrofandomi come un’egoista, una stronza, un essere spregevole e “una sporca ageista””), in piena pandemia, ad aprile 2020 per iniziare una riflessione profonda e senza enfasi sulla vecchiaia. Che la Marino fosse abituata ad affrontare tematiche forti, lo avevamo già intuito leggendo Svegliami a mezzanotte nel quale l’autrice raccontava del suo tentato suicidio a pochi mesi della nascita della figlia. In questo caso però la sua è una disamina su un tema più generale scandagliato partendo dal presupposto che sia necessario rassegnarsi a veder finire la propria vita  e tenendo presente che “un tempo si sarebbe considerata una fortuna anche solo arrivare in salite a un’età simile”: “Se non può essere accettato che a un certo punto ci si debba, ci si voglia rassegnare alla propria morte, non dovrebbe esserlo neppure voler continuare a vivere a tutti i costi, ricadendo necessariamente sugli altri”.

Citazioni e passaggi tratti da libri, film e canzoni fanno da sfondo a un’interessante analisi del modo in cui viene vissuta oggi l’anzianità e, nel frattempo, tutto l’essere tormentata dell’autrice traspare e si intreccia con queste riflessioni.

Quel tweet e tutto ciò che ne è scaturito, infatti, si sono trasformati in un viaggio interiore nel proprio passato, nella psiche e tra i suoi fantasmi; ma anche esteriore, nella società, quella italiana in particolare, e nell’ambigua centralità che riserva agli anziani, da una parte celebrati, dall’altra marginalizzati, da una parte ancora padri-padroni (alcuni) la cui sola presenza blocca il cambiamento, dall’altra risorse da sfruttare e dimenticare (molti). Quello che all’inizio sembrava uno sfogo contro i “vecchiacci”, diventa una dolorosa presa di coscienza da parte dell’autrice: da cosa nasce questo passo falso? Da quali traumi, da quali episodi del suo passato origina quel fastidio? E cosa nasconde, qual è la paura a cui non riesce a dare un nome? E se la vecchiaccia che davvero odia fosse lei stessa? Ancora una volta Fuani Marino parte da sé, dalla sua esperienza, dal suo corpo, per raccontare questi tempi assurdi.

È diretta, forse scomoda, di certo illuminante: è difficile che le sue parole possano lasciare indifferenti.

“Che il dolore fortifichi è solo una bugia che ci raccontiamo, quando ogni dolore non fa che renderci più fragili e impreparati ad affrontare il dolore successivo”.

L’autrice è nata nel 1980 a Napoli, dove attualmente vive. Nel 2017 ha pubblicato il romanzo Il panorama alle spalle (Scatole Parlanti editore) e nel 2019, per Einaudi, il memoir Svegliami a mezzanotte, vincitore dei premi Gherardo Amadei, Alessandra Appiano e Clara Sereni. Da Svegliami a mezzanotte è tratto l’omonimo documentario diretto da Francesco Patierno e finalista ai David di Donatello.

Rossella Montemurro

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