mercoledì, 8 Maggio 2024

Riceviamo e pubblichiamo
dal professor Nicola Incampo, Responsabile Regionale della Conferenza
Episcopale di Basilicata per l’IRC e la Pastorale Scolastica:

“La croce era la massima
vergogna, la morte più sofferente e la più ignobile. Eppure, da quando hanno
crocifisso Gesù, quella stessa croce è diventata la chiave di volta della
storia. Quel Giusto, che diceva di essere il figlio di Dio, accettò la tortura,
lo scherno, la crudeltà, gli insulti, sofferenze tutte immani, senza mai
smettere di amare gli amici e perdonare i nemici, insegnando al mondo che il
bene ha sempre l’ultima parola sul male e che c’è vita anche dopo la morte.

Perché proprio la crocifissione?

La crocifissione era,
al tempo dei Romani, una modalità di esecuzione della pena di morte.

Si trattava di una vera e
propria tortura ed era talmente atroce e umiliante che non poteva essere
comminata a un cittadino romano.

Potevano essere crocifissi
solo i sovversivi, gli stranieri e gli schiavi.

Normalmente la
crocifissione veniva preceduta dalla flagellazione proprio per rendere il
patibolo ancora più straziante per il condannato.

Ci domandiamo: “quando è
nata” la crocifissione?

Il supplizio della
crocifissione è molto antico e le sue tracce si perdono, letteralmente, nelle
nebbie della storia: fu utilizzato da Assiri, Fenici, Cartaginesi, Persiani,
Greci e Romani. In alcuni casi si trattava propriamente di crocifissione,
mentre in altri si tratta di varianti di impalamento.

Nel mondo romano, era
nota come la morte infamante riservata agli schiavi.

Tale supplizio resta
tristemente in auge presso i Romani fino a Costantino, nel IV secolo; poi viene
abolita proprio in nome di Cristo.

Le croci potevano essere
alte o basse, i piedi del condannato potevano essere a pochi centimetri dal
suolo e quindi esposti alle bestie, o alte per essere bene in vista anche da
lontano.

È interessante sapere che
gli Ebrei del tempo di Gesù conoscevano la crocifissione romana, che subirono
in un gran numero di occasioni. Mai, tuttavia, la praticarono: la crocifissione
non è una pena giudaica.
Il supplizio della crocifissione è però, come già detto, molto più antico
dei Romani e non sempre è legato a una struttura a croce. Il condannato
era talvolta legato a un singolo palo, talaltra a una struttura a V rovesciata.

Lo scopo era peraltro
sempre lo stesso: dopo una lenta agonia, provocare la morte, che interveniva
per soffocamento determinato dalla compressione del costato (a tale scopo,
di solito le gambe del condannato erano spezzate con una mazza o un martello),
oppure a causa di collasso cardio-circolatorio.

Si presume che, in alcune
occasioni, la morte intervenisse a seguito della combinazione di tutti e due
gli aspetti. Alcuni documenti antichi parlano di crocifissione già all’epoca
dei babilonesi”.

 
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