venerdì, 3 Maggio 2024

Riceviamo e pubblichiamo la lettera dei figli di una signora ricoverata per quattro mesi nel reparto di Terapia Intensiva Generale dell’Ospedale Madonna delle Grazie.

Traspare tutta l’umanità del dott. Francesco Romito – responsabile della Terapia Intensiva Generale vice-presidente dell’Ordine dei Medici di Matera e consigliere regionale della SIAARTI-Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva – e del suo staff.

“Quando nostra madre è entrata in questo reparto quasi 4 mesi fa non sapevamo cosa avremmo trovato oltre quella porta che sembrava l’accesso ad un non luogo dove il confine tra la vita e la morte è così sottile da diventare impalpabile. Incerti, confusi e con ancora tanti dubbi sulla possibilità che nostra madre avrebbe davvero accettato la sua nuova condizione pur avendo acconsenttito all’intervento. 

La affidavamo ad una realtà a noi ignota. Ci confortava tuttavia la speranza che ci sarebbe rimasta solo per pochi giorni, che tutto si sarebbe risolto in breve tempo e con questo spirito cominciammo quotidianamente a tirarci alle spalle quella porta sempre chiusa. Poi i giorni sono diventati settimane e la speranza è diventata smarrimento, mentre i letti attorno a lei e a noi si svuotavano e si riempivano con continuità,  straniandoci sempre più. 

Eppure, sin dal primo giorno, il nostro disorientamento è stato preso per mano di incertezza lenita da un rapporto sempre schietto, ma al tempo stesso umano,  la paura alleviata da un atteggiamento familiare e comprensivo, la frustrazione e la rabbia causate dell’impotenza placate dalla fiducia e quando anche questa nei momenti peggiori fosse mancata, gli sguardi sopra le mascherine sembravano volersi fare forza a vicenda dandosi coraggio. È strano dirlo, ma il luogo era diventata una casa, la casa di nostra madre che di conseguenza era anche la nostra e le persone che ci lavoravano, dei familiari. In 4 mesi a nostra madre, non sono mai mancate le cure migliori che con i mezzi a nostra a vostra disposizione, con tanta dedizione e abnegazione avreste potuto offrirle, ma soprattutto non è mai mancata a noi la sensazione che se pure avesse perso la vita, e tante volte abbiamo temuto che accadesse, una cosa non l’avrebbe mai persa, la dignità. Come malato e come persona. Se oggi è ancora viva e possiamo sperare di sovvertire ancora una volta le prospettive più infauste e se possiamo confidare in quella piccola donna e augurarsi che ci stupisca ancora con la sua forza lo dobbiamo voi. Grazie dott. Romito e grazie a tutti i medici del reparto per averci sempre creduto, grazie agli infermieri agli OSS e ai tirocinanti che si sono presi cura di nostra madre e che hanno tollerato le nostre quotidiane incursioni, anche quando erano fuori orario. Non vi nominiamo ad uno ad uno per il solo timore di dimenticare qualcuno. 

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