sabato, 27 Aprile 2024

Apt Basilicata, si apre la terza edizione di Fucina Madre

Dalla ceramica all’arte orafa, dal legno all’uncinetto, dall’arte digitale al recupero di antiche tradizioni manifatturiere. E’ un vero e proprio mosaico dell’eccellenza lucana quello che 44 artigiani, maker e designer, provenienti da ogni parte della Basilicata,...


Sentirsi madre, diventare madre, essere madre: precipitare in un turbinio di emozioni contrastanti soprattutto quando il percorso – e capita spesso – della maternità non è lineare.

La maternità e le sue sfumature fanno da sfondo a un’amicizia forte nata sui banchi di scuola e sopravvissuta ai contraccolpi che la vita non ha risparmiato. Alma e Maria si conoscono da sempre, si sostengono a vicenda, il loro legame è l’emblema dell’autenticità. Come due sorelle non hanno paura di esprimere i sentimenti. Sono unite, complici ma anche invidiose. Sono pronte ad allearsi incoraggiandosi a vicenda e non temono di confessare a se stesse rancori e gelosie nei confronti dell’altra.
Sono entrambe in attesa, in due diversi momenti delle proprie vite: Maria reduce da un matrimonio fallito e con un nuovo compagno accanto; Alma nel pieno del suo matrimonio perfetto. Per Maria, però, quell’attesa dura troppo poco. Le ha dato tutto il tempo di abituarsi all’idea di un figlio, di accarezzarne l’illusione per poi lasciarle solo l’amarezza, una condanna senza appello e, nello sguardo, tanta rabbia per le donne che un figlio lo aspettano o lo hanno. Il bambino di Alma, invece, nasce ma per lei inizia un’altra attesa che la fa rimanere in un terribile limbo di angoscia.
“«Maria, lo capisci? Che non posso affezionarmi?»
Maria è rimasta in silenzio ad ascoltare parole che una madre non dovrebbe mai pronunciare. Parole irripetibili, crudeli. Nessuna accusa nei suoi occhi. Niente giudizi, solo smarrimento.
Il giorno prima anche io non avrei compreso. Adesso però lo so.
Una madre e un figlio si devono conoscere per potersi amare.
Le mie dita devono sfiorare le sue piccole mani, i suoi piedini. I miei occhi devono seguire il suo viso, ridisegnare la sua bocca, il suo naso. La mia pelle deve sfiorare la sua, il mio udito deve riconoscere tra tanti il suo respiro, lieve, impercettibile. I nostri cuori devono battere vicini, stretti in un abbraccio”.
Nient’altro al mondo (Garzanti) è un confronto serrato, genuino e sincero tra due amiche per la pelle, scritto da due donne, Laura Martinetti e Manuela Perugini, legate da un’amicizia simile a quella delle protagoniste.
È un esordio molto bello, con tonalità emotive delicate e coinvolgenti e con uno stile che non è mai banale.
Alma e Maria sono donne dei nostri giorni che incarnano valori d’altri tempi. Le loro emozioni sono profondamente vere, il lettore entra subito in empatia con vissuti spesso difficili e con l’incertezza di un presente crudele.  Tra loro c’è una sintonia fuori dal comune che va di pari passo con le sfide della vita.
“Ed ecco che interviene Maria, custode di ciò che sono davvero. Mi serve per non perdermi, attraverso lei mi aggrappo a me stessa, anche se sono solamente il fantasma di quella che ero. Maria mi restituisce la mia immagine, la mia essenza.
Conosce il mio passato, perché è il mio passato. Conosce i miei futuri: quelli reali, che saranno, e quelli proiettati, desiderati, che mai saranno”.
Laura Martinetti vive a Torino dove lavora come architetto libero professionista. Dipingere, progettare, creare, fanno da sempre parte di lei. 
Manuela Perugini, avvocato, è stata per anni socia di uno studio legale internazionale a Milano. Nel 2017, la decisione di lasciare l’avvocatura e tornare a Torino per seguire altre passioni.
Rossella Montemurro
Pubblicità

Pubblicità
Copy link
Powered by Social Snap