venerdì, 26 Aprile 2024

Riceviamo e pubblichiamo:

Quando l’epidemia ha fatto la sua comparsa in Italia, il Paese si apprestava a muovere i primi passi nel nuovo anno col carico dei propositi da realizzare. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che un virus, già annunciato tempo addietro da alcune Cassandre, avrebbe messo in ambasce l’intera popolazione facendo traballare le istituzioni, il sistema economico, sociale e un apparato sanitario già duramente provato, per limitarci solo al caso italiano.

Questo flagello che si è abbattuto con tale veemenza, ha reso ancora più fragili le nostre esistenze, ha acuito le nostre paure ma, al contempo, ci ha reso consapevoli della necessità di far fronte comune contro quegli eventi in grado di incidere profondamente sui nostri destini.

Per un momento abbiamo tutti sperato che la tanto paventata seconda ondata potesse essere scongiurata; ma i fatti hanno spento sul nascere le nostre flebili speranze facendoci tornare al punto di partenza, come in un inquietante gioco dell’oca.

Ora, in questa attesa spasmodica, mentre ci dibattiamo tra il timore di nuove chiusure e le fosche previsioni economiche, i soggetti che operano nel terzo settore navigano a vista in piena burrasca. Non è più possibile tentennare, occorre con urgenza prendere una netta posizione rispetto a ciò che potrebbe profilarsi in un immediato futuro: il blocco delle attività di gran parte delle associazioni culturali, con tutto ciò che ne consegue. Nel pieno della prima emergenza molti operatori hanno rinviato a data da destinarsi le iniziative già programmate; taluni hanno deciso di annullarle e altri, invece, contando sulle limitate risorse disponibili e sfruttando al meglio le opzioni da remoto, ne hanno preservato la continuità.

Adesso, però, è necessario che la tanto auspicata unità tra le associazioni si concretizzi e che si chieda a gran voce un intervento da parte delle istituzioni (Comune e Regione) a sostegno di tutte quelle realtà che rappresentano dei baluardi culturali sul territorio e che rischiano di essere abbandonate al loro destino. Si tratta di piccoli avamposti che con sacrificio e dedizione si adoperano per soddisfare i bisogni di socialità della comunità materana, arricchendo l’offerta culturale con una produzione di elevata qualità. Fino ad ora tutto ciò è stato possibile soprattutto grazie ai contributi di partner privati; ma è da ritenersi probabile che molte aziende, per ovvi motivi, ridurranno o elimineranno del tutto il budget destinato alle iniziative culturali.

Per questo, l’associazione Amabili Confini, la Società Filosofica Italiana sezione Lucana, UISP Basilicata, Cinergia, Matera Poesia 1995, Giallo Sassi e Rocciaviva chiedono alla nuova amministrazione e, in particolare, all’assessora alla Cultura, di attivarsi celermente per sostenere il settore culturale con sovvenzioni a fondo perduto destinate soprattutto a quelle associazioni che non hanno mai ricevuto finanziamenti pubblici. Tale operazione ne garantirebbe la sopravvivenza e consentirebbe la pianificazione e la realizzazione di eventi già consolidati.

La cultura è il cuore del nostro Paese, ne costituisce l’identità: occorre assegnarle un ruolo centrale per costruire quell’idea di unità e di cittadinanza di cui in questo momento c’è un grande bisogno.

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