sabato, 18 Maggio 2024

Se la Basilicata è una
terra di frontiera e il paesaggio dei canyon della Gravina di Matera ricordano
il Far West, il pm Imma Tataranni è una Calamity Jane con un debole per il
Codice Penale.
Imma Tataranni: un nome
che, pronunciato nella Procura della città dei Sassi è sinonimo di rogne – per
chi le lavora accanto e per chi ha la sfortuna di finire nel mirino delle sue
indagini. La polizia giudiziaria è vittima di telefonate continue, al limite
dello stalking, che sollecitano riscontri e risultati, idem il medico legale;
ad alcuni colleghi, furbetti del cartellino, sono scattati provvedimenti disciplinari.
Imma Tataranni: pubblico
ministero dall’intuito investigativo infallibile ma dal senso estetico
piuttosto dubbio – “chioma di un rosso acceso frutto di una tintura casalinga
di cui aveva calcolato male le dosi”, una blusa zebrata dalla scollatura
profonda e un paio di pantacollant tigrati, scarpe di vernice azzurra; o ancora
gonna a quadri verdi e rossi e un paio di stivali leopardati…
Ha una figlia adolescente
in preda ai primi amori e un marito mite, ormai rassegnato a una moglie
indomabile: “(…) Per Pietro suo marito aveva sempre nutrito un sentimento che a
lanciarsi nell’infido terreno della metafora più che a un incendio somigliava
alla stufa dove sua nonna metteva a bollire le cicerchie”.
Nella “storia” con il
maresciallo Calogiuri, invece, sua “ombra” nel lavoro, “l’abitacolo dell’Alfa
Romeo era stato la culla dell’intimità, il vivaio dove in epoche ormai
preistoriche spuntavano i primi germogli di un’intesa di cui ora restavano solo
foglie morte e rami secchi”. Imma è “l’enigma più insondabile di tutta la
Procura, il mistero più fitto mai incontrato da quando era in servizio, il caso
che nemmeno l’investigatore più brillante sarebbe stato in grado di risolvere
(…). La Tataranni… il pubblico ministero che faceva tremare persino il
Procuratore capo… (…)”.
Lei, insomma, rimane un
mistero fitto, una donna piena di contrasti così sicura di sé da anteporre
l’intelligenza, la presunta antipatia, il carattere forte a tutto il resto.
Nella sua terza avventura
in libreria, Rione Serra Venerdì
(Einaudi), il personaggio irresistibile creato dalla penna di Mariolina
Venezia, dovrà vedersela con l’omicidio di una sua compagna di liceo, Stella Pisicchio:
“la più timida, la più inoffensiva. L’unica, oltre a lei, a fare scena muta
quando si parlava di ragazzi.  L’unica
per la quale aveva provato una certa solidarietà, al punto da passarle la
versione di greco, quando poi erano tornate a scuola. Così le sembrava di
ricordare”.
Con un’ironia sottile e,
spesso, spiazzante e con uno spirito di osservazione spiccato, la Venezia ha
costruito un giallo accattivante ambientato in una regione, la Basilicata, solo
in apparenza tranquilla nella quale segreti, passioni, pulsioni, invidie e
gelosie non risparmiano nessuno – dai più piccoli ai più grandi.
“La Basilicata era
lunatica. – scrive Venezia – Proprio. Non lunare, lunatica.  D’inverno 
 tutta ingrugnita e malinconica,
con quei campi marrone scuro a perdita d’occhio, sfumati all’orizzonte in un
velo di nebbia che faceva cadere le braccia. Poi nel giro di un paio di
settimane eccola diventare soave e   ridente come se ci avessero steso sopra un
tappeto verde tutto istoriato di fiori, e stavi appena prendendo fiato che te
la ritrovavi gialla e arsa come l’inferno, tenebrosa per la troppa luce e il sole
torrido che picchiava sui calanchi o sulla pietra bianca dei paesi, producendo
un boato talmente forte da oltrepassare il muro del suono.”
Il quartiere di Serra
Venerdì è quello in cui abitava Stella, “(…) costruito negli anni Cinquanta,
quando avevano deciso di svuotare i Sassi con la legge De Gasperi.
Successivamente si era meritato l’appellativo di rione Apache, perché dentro ci
erano finiti gli ultimi degli ultimi, quelli che abitavano nelle grotte e non avevano
mai visto un bagno né conoscevano l’acqua corrente. (…)”.
Così come i lettori
materani saranno curiosi, anche, di rendersi conto in che modo, questa volta,
Mariolina Venezia, ha descritto la Capitale Europea della cultura del 2019,
tutti gli altri si accosteranno a una trama nella quale torna, come un
fantasma, un passato di miseria in un presente di rampolli di nobili famiglie,
ragazzini che custodiscono innominabili segreti, grotte preistoriche e villaggi
abbandonati.
Imma Tataranni
rappresenta un riscatto per tante donne, perché lei è ciò che tutte noi
vorremmo essere: ha il coraggio di essere se stessa fino in fondo, di
assecondare i suoi gusti senza temere le critiche, di dire sempre quello che
(davvero) pensa, di non scendere a compromessi, di lasciarsi andare senza sensi
di colpa davanti a qualche cannolo siciliano, di sognare un nuovo amore.
Una curiosità: Rione Serra venerdì, insieme alle prime
due avventure della pm materana, Come
piante tra i Sassi
e Maltempo
(entrambi Einaudi), andrà in onda nei prossimi mesi in una fiction su Rai Uno.
Il volto di Imma
Tataranni sarà quello dell’attrice Vanessa Scalera, nota al pubblico per aver
lavorato anche nel prodotto Mediaset Squadra
Antimafia – Palermo Oggi 3
. Il marito di Imma sarà invece interpretato da
Massimiliano Gallo. Regista delle sei puntate della fiction Le avventure di Imma che andranno in
onda su Rai Uno, Francesco Amato.
L’autrice, Mariolina
Venezia, ha pubblicato tre libri di poesie in Francia. Lavora come sceneggiatrice
per il cinema e la televisione. 
Nel 1998 ha pubblicato,
per la casa editrice Theoria, la raccolta di racconti Altri miracoli, riproposta da Einaudi nel 2009. Sempre per Einaudi
ha pubblicato il romanzo Mille anni che
sto qui
(I coralli, 2006 e Super ET, 2008), vincitore del Premio Campiello
2007.
Del 2009 è il romanzo Come piante tra i sassi, del 2011 Da dove viene il vento e del 2013 Maltempo, tutti editi da Einaudi. Nel
2014 ha pubblicato La volpe meccanica
(Bompiani).

Rossella
Montemurro

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