venerdì, 26 Aprile 2024

Oggi vorrei fare una riflessione sul male e la vorrei fare partendo da un apologo della tradizione buddista.

“Buddha fu un giorno minacciato di morte da un bandito chiamato Angulimal. «Sii buono ed esaudisci il mio ultimo desiderio», disse Buddha. «Taglia un ramo di quell’albero.»

Con un solo colpo di spada l’altro eseguì quanto richiesto, poi domandò: «E ora che cosa devo fare?»

«Rimettilo a posto», ordinò Buddha.

Il bandito rise.

«Sei proprio matto se pensi che sia possibile una cosa del genere.»

«Invece il matto sei tu, che ti ritieni potente perché sei capace di far del male e distruggere. Quella è roba da bambini. La vera forza sta nel creare e risanare».”

Avete mai riflettuto che distruggere, possedere cose, dominare, sono atti di scarsa intelligenza, al massimo di forte furbizia.

Infatti la vera grandezza è nel creare e questo può farlo solo chi ha amore e intelligenza.

Il profeta Amos afferma: “Cercate il bene e non il male, se volete vivere”.

Riflettete: il male a volte è così facile che puntare su di esso diventa così banale!

Uno scrittore russo affermava: “Ogni uomo racchiude in sé l’immagine di Dio creatore. Questa immagine è riconosciuta in modo astratta attraverso la ragione, ma è nell’amore che la riconosciamo e la manifestiamo in modo concreto e vitale”.

Distruggere e possedere sono l’esatto contrario del Dio Creatore che fa sbocciare la vita e che lascia che le sue creature siano al di fuori di sé, persino capaci di opporsi a lui come nel caso dell’uomo.

Il problema del male con la sua enorme portata di sofferenza prova a fondo la fiducia in Dio del credente e «… molti si arrestano perché dicono: Forse c’è qualcuno là di sopra, però se ci fosse davvero tanto male non ci sarebbe, dunque… Qui la fede entra nella sua agonia più profonda» è posta di fronte al silenzio di Dio e sembra non aver attenuanti, non aver parole che siano sufficienti, appare… «intrinsecamente insicura, non è fondata, come diceva Agostino: la mia fede non è fondata, non è un fondamento, la mia fede sta appesa alla croce. La mia fede non da alcuna sicurezza. L’esperienza del silenzio di Dio conduce sull’orlo del «forse», un «forse» che per Andrè Neher «sta all’inizio della silenziosa vertigine della libertà» (C.M. Martini, Prima sessione della Cattedra dei non credenti, 1987).

L’uomo non deve essere orgoglioso delle sue vittorie e della sua potenza, ma dalla sua capacità di creare e risanare.

Un filosofo mistico ebreo, Heschel, scriveva: “Divento una persona quando abbandono il conquistare e il possedere e comprendo il significato del ricevere e del dare e comincia ad amare e a contraccambiare”.

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

Pubblicità

Pubblicità
Copy link
Powered by Social Snap