sabato, 27 Aprile 2024

Apt Basilicata, si apre la terza edizione di Fucina Madre

Dalla ceramica all’arte orafa, dal legno all’uncinetto, dall’arte digitale al recupero di antiche tradizioni manifatturiere. E’ un vero e proprio mosaico dell’eccellenza lucana quello che 44 artigiani, maker e designer, provenienti da ogni parte della Basilicata,...

Un giorno in una terza superiore appena entrai un alunno mi chiese: “Professore, qual è il vero desiderio di Dio?

Dopo averli fatti accomodare risposi così: “Il vero progetto di Dio è un progetto in favore dell’uomo: la sua salvezza”.

Se voi riflettete dopo il peccato Dio non ci ha abbandonati, non ci ha lasciati soli con le nostre debolezze.

Dirò di più: il cordone ombelicale che tiene legato l’uomo a Dio è il suo forte desiderio di amarlo immensamente.

È bello rendersi conto che la missione di Dio non è l’ispezione alla sua umanità, ma è il vero desiderio di portare la consolazione, di portare il perdono, di portare la riconciliazione.

L’abbassamento di Dio, lo svuotamento, la “rinuncia” alla sua divinità, lo spogliamento che ha adottato è unicamente finalizzato al bene dell’uomo.

Invitai i ragazzi e leggere il versetto 9 del capitolo 8 della Seconda lettera di San Paolo ai Corinti: “Dio, da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà”.

Che cosa Dio chiede all’uomo?

All’uomo chiede solamente di credere nell’amore di Dio, di aderirvi, di desiderare di essere amato.

Ed è vero!

Non c’è altro modo, al di fuori di quello di credere, abbandonarsi all’abbraccio del Padre.

Dobbiamo essere sicuri, convinti che l’ancora della salvezza è Dio.

Ai miei alunni dicevo sempre che credere significa aderire, seguire, lasciarsi andare.

Avete mai notato come un tronco d’albero si lascia trasportare dalla corrente di un fiume?

Ebbene, così noi dobbiamo farci condurre dal flusso della tenerezza di Dio che non vuole altro che la serenità del nostro cuore.

Col suo amore Dio ci ripara da ogni forma di aggressione, ci nutre come una madre ha cura dei suoi figli, veglia su di noi, ci protegge, ma non ci risparmia, perché non può, altrimenti violenterebbe la nostra libertà.

La certezza sta nel fatto che con lui, o meglio alleati, complici della sua paternità, sicuramente avremo la forza di riuscire in ogni impresa.

Nel Vangelo di Giovanni leggiamo: “Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio”.

Mi verrebbe da dire che il vero ricostituente per tutte le fragilità umane è la certezza di essere amati, prediletti, preferiti, protetti da Dio.

Questo significa che siamo in buone mani solo quando ci abbandoniamo alla sua verità.

È Dio il nostro ossigeno.

E ricordati che è Lui a pagare ogni spesa pur di ottenete il nostro abbraccio.

Nicola Incampo

Responsabile dell’IRC e della Pastorale Scolastica della Conferenza Episcopale di Basilicata

Pubblicità

Pubblicità
Copy link
Powered by Social Snap