venerdì, 26 Aprile 2024

Ci sono romanzi che catturano e travolgono perché hanno una dirompente forza emotiva. Il palazzo di carta (Garzanti, traduzione di Stefano Beretta) di Miranda Cowley Heller è uno di questi.

C’è un luogo estivo, nei boschi di Cape Cod, in cui Elle torna ogni anno con la sua famiglia. E mai poteva immaginare che a cinquant’anni passati proprio lì si doveva concretizzare una sua passione segreta, un sogno accarezzato da sempre ma proibito, sbagliato – probabilmente – eppure per lei essenziale. Elle, sposatissima e con figli, ha sempre avuto un debole per Jonas. Si conoscono da piccoli, sono legati da un’amicizia che ha resistito ai rispettivi matrimoni. Non sono mai andati oltre fino a quella sera d’estate. Momenti di distrazione e stanchezza del resto della compagnia, uno sguardo furtivo colto al volo, la complicità della notte per attimi intensi, rubati, desiderati da anni.

“«Ti amo», ha sussurrato. Io ho trasalito quando mi è entrato dentro e ho pensato: “Ora non posso più tornare indietro”. Nessun rimpianto per quello che non ho fatto. Ora solo rimpianti per quello che ho fatto. Lo amo, mi odio; mi amo, lo odio. Questa è la fine di una lunga storia.”

Tutto ciò che ci sarà “dopo” avrà per Elle un sapore diverso, una consapevolezza nuova: sarà più leggero e al tempo stesso pesante perché i sensi di colpa faranno inevitabilmente la loro parte. Per lei, vorrà dire sentirsi in fallo, presumere il sospetto del marito, andare alla ricerca delle sfumature ogni volta che si relaziona con lui. Si sente gli occhi addosso in una giornata lunghissima nella quale riaffiorano i ricordi della sua infanzia – vergogna, imbarazzo, una madre bellissima ma troppo concentrata su sé stessa per essere sufficientemente affettuosa con le figlie, Elle e Anna. Fondamentale proprio la figura della madre, bizzarra e sui generis.

“Il suo consiglio peggiore: Pensa a Botticelli. Sii come Ve­nere che si leva su una mezza conchiglia, le labbra umil­mente chiuse, persino la sua nudità modesta. È stato il suo consiglio quando sono andata a vivere con Peter. Il mes­saggio mi è arrivato su una cartolina sbiadita che aveva preso anni prima nel gift shop degli Uffizi: Cara Eleanor, il tuo Peter mi piace molto. Sforzati di non fare sempre la difficile. Tieni la bocca chiusa e assumi un’aria misteriosa. Pensa a Botti­celli. Con affetto, mamma.”

Poi, un mucchio di esperienze a volte terribili, narrate però quasi con leggerezza, con un pacato distacco, flash che riecheggiano senza un filo logico.

Se tanti anni prima le cose fossero andate diversamente, Jonas oggi sarebbe suo marito. Invece è rimasto un grande amore mai dimenticato, nonostante lei con Peter stia bene.

Ora Elle ha solo ventiquattr’ore per prendere la decisione che potrebbe stravolgere la sua vita; per farlo, non può ignorare la colpa che la unisce e la divide da Jonas. È il loro passato, è ciò che li ha allontanati, ma è un segreto che riecheggia nel presente.

Per la stampa e la critica più autorevole Miranda Cowley Heller è la regina del “romanzo americano”. Il palazzo di carta, impeccabile sia nella trama sia nello stile, ha superato tutti i record, in testa alle classifiche americane e inglesi per mesi. Non c’è lettore che non l’abbia amato. Perché, in fondo, tutti abbiamo domande che non hanno risposta. Tutti abbiamo fatto scelte e abbiamo rimpianti, tutti abbiamo un posto del cuore a cui vorremmo tornare. Tutti abbiamo un segreto che non abbiamo mai confessato. Tutti siamo Elle.

Miranda Cowley Heller è cresciuta a New York. Dopo la laurea a Harvard, ha scritto molte serie di grande successo per il canale HBO. Divide il suo tempo tra Londra, Cape Cod e Los Angeles. Il palazzo di carta è il suo romanzo d’esordio.

Rossella Montemurro

Pubblicità

Pubblicità
Copy link
Powered by Social Snap