sabato, 27 Aprile 2024

Apt Basilicata, si apre la terza edizione di Fucina Madre

Dalla ceramica all’arte orafa, dal legno all’uncinetto, dall’arte digitale al recupero di antiche tradizioni manifatturiere. E’ un vero e proprio mosaico dell’eccellenza lucana quello che 44 artigiani, maker e designer, provenienti da ogni parte della Basilicata,...

“(…) Oggigiorno le donne incinte sono sopraffatte e paralizzate da ansie e paure: innumerevoli sostanze, ingredienti e comportamenti sono considerati dannosi per il feto, l’utero sembra essere diventato un contenitore pericoloso e i feti una specie messa in pericolo dalle proprie future madri. Le donne incinte sono tormentate e la società le tormenta, i feti sono diventati una proprietà e una preoccupazione per l’intera comunità”.

Eppure, senza andare troppo lontano, solo negli anni Sessanta e Settanta, si invitavano le donne in attesa di un bimbo a seguire comportamenti che oggi terrorizzano: bere latte non pastorizzato, mangiare salumi, carne e uova crude, fumare per rilassarsi e abbassare la pressione…

A metà anni Settanta l’attenzione degli studiosi si è concentrata sull’umanizzazione della nascita: è il caso di Leboyer con la “nascita dolce” e Odent con il parto in acqua. Con gli anni Ottanta c’è l’avvento degli ultrasuoni, l’amniocentesi (alla quale però, per il rischio di aborto, pochissime pazienti si sottopongono) e i primi trattamenti per la fertilità.

Durante gli anni Novanta la fascinazione e l’eccitazione nei confronti dei feti aumentano esponenzialmente mentre la prima decade del nuovo millennio registra la rivoluzione delle tecnologie di riproduzione assistita e l’ostentazione delle gravidanze delle star. Infine, ai giorni nostri, forse ciò che più deve far riflettere è la tendenza a voler infrangere i limiti della natura.

C’è tutto questo e molto altro nell’interessante saggio di Alessandra Piontelli Il culto del feto. Come è cambiata l’immagine della maternità (Raffaello Cortina Editore, collana Scienza e Idee diretta da Giulio Giorello).

Un volume esaustivo, rivolto sia agli addetti ai lavori sia a quanti vogliano approfondire un argomento fino a poco tempo fa scomodo e a tratti respingenti: i feti invece, oggi, sono addirittura di “moda” hanno acquisito uno status iconico, compaiono su riviste, ispirano gadget e sono diventati creature di fantasia su cui proiettiamo le nostre emozioni.

L’analisi di questo nuovo atteggiamento nei loro confronti viene fatta dall’autrice lungo tre direttrici. Si esaminano infatti i progressi sociali, tecnologici e scientifici, e l’impatto di questi nelle società occidentali: dagli anni Sessanta al nuovo millennio le idee su gravidanza e maternità sono mutate radicalmente. Viene poi adottata una prospettiva più scientifica per analizzare come i feti crescono, si sviluppano e si comportano. Infine si indagano altre culture, poco toccate dalle moderne tecnologie, in cui donne incinte e bambini muoiono in continuazione e il feto non ha alcun valore.

L’excursus tracciato della Piontelli, psichiatra, neurologa e psicoanalista, si avvale dell’esperienza diretta in materia – ha infatti insegnato per molti anni nel Regno Unito e lavorato a lungo presso il dipartimento di Patologia della gravidanza dell’Università degli Studi di Milano – e di una ricca bibliografia.

Grazie a uno stile coinvolgente che non risente del background accademico ma ha una linearità di fondo che rende il saggio estremamente comprensibile, Il culto del feto si conferma un’ottima lettura, ricca di spunti in un momento storico come quello attuale dove spesso a prevalere sono la disinformazione e la confusione.

Con Raffaello Cortina Edizioni la Piontelli ha pubblicato anche Gemelli nel mondo. Leggende e realtà (2012).

Rossella Montemurro

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