venerdì, 26 Aprile 2024

Oggi vorrei invitarvi a riflettere su una poesia, o meglio una preghiera, di Dietrich Bonhoeffer teologo protestante e martire nel lager nazista di Flossenburg il sabato santo del 1945.

Dietrich Bonhoeffer (1906-1945) venne arrestato il 5 aprile del 1943, quando aveva 37 anni, con l’accusa di aver cospirato contro Hitler. Venne ucciso nel campo di concentramento di Flossenburg il 9 aprile del 1945. 

Mentre era in carcere, scrisse una serie di lettere ai genitori, alla fidanzata e soprattutto a Eberhard Bethge, marito della nipote e anch’egli teologo: fu lui a raccoglierle sotto il titolo, illuminante e denso, di Resistenza e resa. 

Il campo di concentramento di Flossenbürg fu un campo di concentramento nazista situato a circa metà strada fra Norimberga e Praga e attivo dal 1938 fino al 1945.

La storia ci dice che la decisione di creare il campo di Flossenbürg, risalente al marzo 1938, si colloca nel contesto della ristrutturazione del sistema di campi di concentramento che prevedeva, oltre all’imprigionamento e intimidazione degli avversari politici, anche lo sfruttamento della manodopera gratuita dei prigionieri fino allo “sterminio tramite il lavoro”.

In questo contesto furono creati dapprima i campi di Buchenwald e Sachsenhausen, il sito di Flossenbürg fu scelto per la presenza dei depositi di granito

La poesia che vi propongo si intitola “E’ buio dentro di me”

E’ buio dentro di me, ma presso di te c’è luce. Sono solo, ma tu non mi abbandoni. Sono impaurito, ma presso di te c’è aiuto. Sono inquieto, ma presso di te c’è pace. In me c’è amarezza, ma presso di te c’è pazienza. Io non comprendo le tue vie, ma tu conosci la mia via.

Questo capolavoro fu composto per i suoi compagni di prigionia.

A me questa preghiera mi fa capire che c’è la certezza che sopra la nostra oscurità brilla una presenza misteriosa che vede oltre e sa condurci dove noi non sappiamo.

Mi verrebbe da dire che quasi quasi c’è un registro di dolore umano in cui Dio registra tutte le sofferenze e le amarezze perché non cadano nel vuoto.

In altri suoi scritti Dietrich Bonhoeffer affermerà che “Dio è impotente e debole nel mondo e soltanto così rimane con noi e ci aiuta. Cristo non ci aiuta in virtù della sua onnipotenza ma della sua sofferenza”.

Non per nulla una delle prime eresie cristiane è stata quella di rifiutare che Cristo potesse essere morto.

Infatti il Credo cristiano più antico, citato da San Paolo nella Prima lettera ai Corinzi afferma che “Gesù Cristo è morto per i nostri peccati e fu sepolto” (15,3).

Tuttavia egli resta sempre il Figlio di Dio e, passando attraverso la galleria oscura del dolore e della tomba, riesce a condurre noi con Lui alla gioia, alla speranza e alla vita.

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

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