venerdì, 26 Aprile 2024

“Mi sembra tutto assurdo. Mi sento stupida, e meschina. Lì fuori la gente muore o combatte, e io passo la notte a cercare la tua unghia nel bagno per avere ragione, per trovare un motivo in più per odiarti, o per volerti male, e mentre lo faccio mi sento piccola e meschina e mi viene da piangere, e penso forse il mondo sta crollando e di fronte a questo chi se ne frega se tu te ne vai, magari sto meglio e comunque se non mi ami più non ti voglio io. Ma non funziona così, non funziona per niente, nemmeno se mi metto ad ascoltare dieci notiziari, nemmeno se cerco apposta le notizie più catastrofiche e i virologi più pessimisti, ce n’è uno che dice che praticamente ci estingueremo entro l’estate, niente, nemmeno con quello ci riesco a non ossessionarmi, non ci riesco a pensare, sì va bene il mondo forse sta crollando, ma io sono io e tu sei tu, e proprio per questo perché non potevamo affrontare tutto insieme, o perché non te ne sei andato un anno fa, nel frattempo mi ero messa l’anima in pace magari, forse avrei imparato a vivere comunque, e invece sto qui che cerco un pezzetto di unghia per avere ragione, e penso a te, a te che fai l’amore con un’altra, a che stai dentro il corpo di un’altra, a te che eri mio, e questo pensiero mi è insopportabile, capisci Lorenzo, mi è insopportabile più di ogni altra cosa e mi fa incazzare, mi fa incazzare proprio questo, che anche di fronte alla tragedia del secolo non riesco a non pensare a te. E non è amore, magari è odio, ma un odio piccolo, stupido, da persona piccola. Non solo mi hai tradito e mi lasci, ma riesci anche a farmi sentire la persona più piccola del mondo.”

Quattordici giorni faccia a faccia, una convivenza forzata dettata dalla quarantena. Hanno più di quarant’anni Marta e Lorenzo, stanno insieme da quindici e sono sposati da dieci. Ma il loro matrimonio è al capolinea: Lorenzo ha incontrato “cosa” – il modo in cui Marta chiama Alessia – e doveva raggiungerla a Parigi quando una collega di Marta si scopre positiva al Coronavirus: così per entrambi scatta la quarantena.

È l’incipit di 14 giorni. Una storia d’amore (La Nave di Teseo) di Ivan Cotroneo e Monica Rametta: un dialogo lungo, ostinato, complesso nel quale i sentimenti oscillano – ci sono l’amore, l’odio, l’attrazione…  –, si perdono, si intrecciano.

Dopo anni di vita insieme, la fine della relazione coincide con un bilancio sommario e spietato. È un gioco di colpe e rivelazioni. Ci si rinfaccia tutto, si rimpiange di essersi amati alla follia (lo confermano le dediche nei libri regalati dopo appena due anni di matrimonio), si buttano fuori meschinità e segreti. Si prova a prendersi cura l’uno dell’altro, a immaginare la vita che verrà senza l’altro, quasi fosse un’amputazione.

È un tira e molla continuo, quello di Marta e Lorenzo, scandito in un tempo dilatato. Sono corrosivi e graffianti, ognuno a modo suo è bravissimo e perfido nel dare le colpe al partner. Ma forse, tra feroci segreti svelati senza delicatezza e improvvisi slanci, si amano ancora. Forse quel microcosmo imposto dalla pandemia è in grado di gettare una nuova luce nelle ombre del loro matrimonio.

14 giorni è il primo romanzo a quattro mani dagli autori di Tutti pazzi per amore, Una grande famiglia, Una mamma imperfetta e La compagnia del cigno è il racconto di un amore, una commedia umana che fa spesso sorridere, a volte ridere, molto spesso commuovere.

Insieme, Ivan Cotroneo e Monica Rametta sono due persone distinte che scrivono come fossero una sola persona, bipolare. Insieme hanno creato e scritto, fra l’altro Un’altra vitaSorelleMentre ero viaÈ arrivata la felicitàSirene, i film La kryptonite nella borsa e Un bacio. Quando sono stati da soli, esattamente come i protagonisti di questo loro primo romanzo a quattro mani, si sono sempre divertiti di meno.

Rossella Montemurro

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