mercoledì, 24 Aprile 2024

Il presidente Bardi: “Ha vinto la politica delle cose concrete”

“È stata premiata la politica delle cose concrete. I cittadini sono stanchi di ascoltare parole, vogliono vedere i fatti, e quando li vedono premiano. La condivisione di programmi con il campo allargato può dare nuovi risultati, realizzando le iniziative e i processi...

“(…) La mente umana, spinta sovente da impulsi che trovano origine in istinti millenari, è in grado di tessere trame criminali ben più contorte di quanto si legga nei romanzi. Ne ho le prove”.

Basterebbe questa premessa e il fatto che le vicende narrate in Il predatore di anime (Giunti) sono ispirate a fatti reali – e che l’autore, Vito Franchini, ne abbia dovuto diradare i dettagli – a rendere accattivante un thriller d’esordio che sembra, invece, scritto da qualcuno che ha alle spalle una ricca bibliografia.

La protagonista è Sabina Mondello, in forza al commissariato Parioli a Roma, molto intuitiva sul lavoro ma con una vita sentimentale un po’ burrascosa (è legata a Roberto, un PM sposatissimo). Una mattina, proprio dopo una notte di passione con il suo amante, è chiamata per un caso di omicidio-suicidio tra coniugi. Un caso – a coordinare le indagini è Roberto – che potrebbe essere archiviato subito, fin quando spunta un uomo che ha qualche legame con la coppia. Si tratta di Nardo Baggio, operatore Shiatsu, pieno di sfumature e contraddizioni. È ambiguo, non è affascinante ma è molto carismatico. Sabina ben presto scoprirà che per l’uomo quella dei massaggi Shiatsu è solo una copertura: in realtà, lui aiuta le vittime di stalking e spesso lo fa con metodi bruschi, indispensabili però sia per evitare altri femminicidi sia per dare un po’ di giustizia a persone che dalle forze dell’ordine o dai tribunali non l’hanno ricevuta.

All’improvviso lei stessa diventa vittima di stalking tanto da dover rivolgersi a Nardo che si insinua  così nella vita della poliziotta. Sabina ha da poco mollato Roberto – potrebbe essere lui a importunarla?

Rimossa dall’incarico, soggiogata dal magnetismo di Nardo, Sabina arriva a diventarne complice scoprendo che si basa su studi antropologici per “entrare” nella mente di vittime e carnefici. I risultati sono brillanti, non potrebbero mai essere raggiunti con i classici metodi della polizia e i lacci e lacciuoli del nostro ordinamento giudiziario. Una condotta in controtendenza con ciò che Sabina rappresenta – la legge – e che poggia sulla convinzione che comportamenti violenti scaturiscono dagli istinti millenari e non le passioni e l’amore. Il finale, sorprendente, riuscirà a comporre un mosaico davvero inimmaginabile.

Con uno stile semplice e diretto, valorizzato da nozioni che provengono dalla passione dell’autore per l’antropologia e una trama originale, per niente scontata, Il predatore di anime accompagna il lettore negli abissi dell’animo umano

Vito Franchini, nato in Iran, ha 43 anni, è padre di due bimbe e, come ufficiale dei carabinieri, per anni ha condotto indagini in diversi ambiti criminali. Attualmente si trova in Africa in missione per conto dell’UE. È appassionato di musica e di studi antropologici.

Rossella Montemurro

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