venerdì, 26 Aprile 2024

Aba Abate sta attraversando i suoi giorni più bui. Perché non solo ha scoperto che il marito la tradisce con la sua migliore amica quanto, sul lavoro, sta affrontando una serie di problematiche che le tolgono il sonno. Non ha più la lucidità e la freddezza che la caratterizzavano, non ha più quell’autocontrollo – quasi disumano – dal quale deriva l’appellativo con cui è nota al Ministero degli Interni: Ice. Sì, perché Aba è una spia, un’agente dei Servizi.

Una donna in guerra (Longanesi) di Roberto Costantini è il secondo volume che ha per protagonista questa donna incredibile – e invidiabile – che con non pochi sacrifici e rinunce riesce – o forse sarebbe meglio dire riusciva – a tenere in piedi una famiglia normale, con due figli adolescenti, un marito pubblicitario, cane e tata.

Il suo proverbiale self control, raggiunto dopo anni di addestramento e con un padre, numero uno dei Servizi, che l’ha cresciuta impartendole insegnamenti non proprio canonici, vacilla: la ritroviamo a poche ore dall’udienza che potrebbe portare al suo arresto per tradimento. È questa l’accusa, pesantissima, che pende su di lei dopo alcune missioni non proprio cristalline. Per fermare due pericolosi terroristi ha subito inoltre una perdita enorme, quella del suo capo, l’unica persona di fronte alla quale poteva essere sia Aba sia Ice insieme, senza alcuna doppiezza.

Il matrimonio che sta andando in frantumi, i figli disorientati e i viaggi improvvisi e sempre più frequenti – Ice sale e scende dal Falcon di Stato come noi prendiamo l’autobus – per trattative estenuanti e spesso infruttuose che servono a far luce su attentati sventati, hanno reso Aba una donna vulnerabile, in crisi. Tutto ciò che è accaduto fino all’accusa viene rivissuto in parallelo con le ore che precedono il verdetto.

Aba si racconta in prima persona quando è in famiglia mentre la narrazione, così come era accaduto nel primo volume, è in terza persona quando è “sul campo”.

Se in Una donna normale Aba/Ice era quasi una Wonder Woman, bravissima nel gestire con risultati brillanti le proprie due vite, in Una donna in guerra sono evidenziate le inevitabili fragilità: è più umana, è fondamentalmente sola, costretta a essere diffidente verso chiunque le sia accanto. Costretta a mettere in conto un bel po’ di colpi bassi.

Introspezione psicologica, ritmo e pathos insieme allo stile elegante di Costantini, rendono Una donna in guerra una storia avvincente. E, viste le componenti di azione  e intrighi, sarebbe bello vederla presto sul grande schermo.

E’ un peccato arrivare all’ultima pagina… L’unica consolazione è la certezza che avremo presto un seguito con la splendida Aba/Ice.

Roberto Costantini (Tripoli, 1952), ingegnere, Master in Management Science all’università di Stanford (California), è dirigente della Luiss Guido Carli di ­Roma dove insegna Negoziazione e Leadership. Consulente aziendale, ha lavorato per società italiane e internazionali. È autore di una serie di romanzi che hanno come protagonista il commissario Michele Balistreri, bestseller tradotti negli Stati Uniti e nei principali paesi europei. Con la Trilogia del male ha vinto il Premio speciale Giorgio Scerbanenco 2014 come «migliore opera noir degli anni 2000». Con La moglie perfetta è stato finalista al premio Bancarella 2016. Nel 2020 ha scritto Anche le pulci prendono la tosse (Solferino) e Una donna normale (Longanesi).

Rossella Montemurro

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