venerdì, 19 Aprile 2024

L’altro giorno un mio ex alunno mi ha chiesto una riflessione sulla festa degli Azzimi.

Ecco la mia modestissima riflessione su questa festa.

Anticamente la festa degli Azzimi e la festa di Pasqua erano due feste distinte, di origine preisraelitica.

Infatti la festa degli Azzimi era legata alle tradizioni agresti dei popoli sedentari, mentre la Pasqua era legata alla pastorizia dei popoli nomadi.

La festa degli Azzimi si celebrava in primavera in occasione della mietitura dell’orzo e, da qual momento, il pane si doveva impastare solo con la farina del nuovo raccolto.

Tutto doveva essere nuovo: non si poteva utilizzare il lievito vecchio e per ottenere il lievito nuovo era necessario era necessario attendere una settimana.

Pertanto in quella settimana si mangiava solo pane non lievitato, cioè azzimo.

Si trattava di una festa di ringraziamento in cui però gli agricoltori chiedevano la protezione sui raccolti e sui lavori dei campi.

Anche la Pasqua veniva celebrata ogni primavera ed era centrata sul sacrificio dell’agnello prima della partenza per i nuovi pascoli.

La Pasqua era finalizzata ad invocare la protezione di Dio sul gregge.

E’ interessante sapere che per tenere lontano il demone che minacciava il gregge si intingevano i paletti della tenda nel sangue dell’agnello sacrificato.

Inoltre, con l’offerta di un agnello si intendeva chiedere la protezione di Dio affinchè tutti gli altri agnelli nascessero sani e senza difetti, come quello offerto: per questo alla vittima non venivano spezzate le ossa.

Quando poi, con la fuga in Egitto – avvenuta in primavera e precisamente il 14 del mese di nissan – queste due feste coincisero, gli Ebrei, una volta arrivati in Palestina le riunirono in un’unica grande festa, con un nuovo significato: divenne Pasqua del Signore, la festa che celebra la liberazione dall’Egitto; il passaggio attraverso il Mar Rosso, la schiavitù fino alla libertà della Terra Promessa.

In seguito, per i cristiani la Pasqua divenne la festa che celebra la vittoria di Cristo sulla morte: il passaggio, attraverso le acque del battesimo, dalla schiavitù del peccato alla libertà dei figli di Dio.

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

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