sabato, 27 Aprile 2024

Apt Basilicata, si apre la terza edizione di Fucina Madre

Dalla ceramica all’arte orafa, dal legno all’uncinetto, dall’arte digitale al recupero di antiche tradizioni manifatturiere. E’ un vero e proprio mosaico dell’eccellenza lucana quello che 44 artigiani, maker e designer, provenienti da ogni parte della Basilicata,...

Di seguito l’omelia che
l’arcivescovo di Matera-Irsina mons. Antonio Giuseppe Caiazzo (foto da www.diocesimaterairsinait) ha pronunciato
ieri durante la Santa Messa del giorno di Natale:
L’attesa del S. Natale ci
ha portati e ripensare la venuta di Dio nella nostra vita, in questa realtà che
viviamo. E oggi ci scambiamo gli auguri. E’ cosa buona. Un’occasione per stare
insieme, vivere momenti di fraternità e solidarietà, aprendoci di più ai
bisogni e necessità degli altri. Questo va bene per tutti ed è sicuramente un
bene da non sottovalutare, anzi da valorizzare. Per noi cristiani è molto di
più. Noi celebriamo non solo la nascita di Gesù nella carne a Betlemme ma oggi
nella nostra vita, nelle nostre case. Gesù viene per promuovere la nostra umanità,
quindi ci impegna.
In questo giorno santo
del Natale di Gesù ci ritroviamo insieme per ringraziare e benedire il Signore
per la sua incarnazione.
Farsi gli auguri potrebbe
essere una abitudine. C’è un pensiero che rubo al Card. Carlo Maria Martini e che
in questo giorno faccio mio: Benché il Natale sia una splendida manifestazione
della gloria di Dio in Cristo e del suo amore per noi, i discorsi che si fanno
a partire dal Natale sanno spesso di buonismo e di speranza a buon mercato.
Essi sono un segno di poca lealtà con se stessi e con gli altri. Infatti
diciamo delle cose che non sono vere e a cui nessuno crede. Ci auguriamo a
vicenda lunga vita, felicità, successo, ci facciamo doni che vogliono dire
l’affetto che ci portiamo, ma per lo più sappiamo che non è così. La prima
lettera espone bene questo stato di cose. Il Natale fa emergere le storture
della politica, la gravissima crisi economica che stiamo attraversando, le
violenze quotidiane fisiche e psicologiche. E si potrebbero aggiungere tante
altre cose ancora.
E’ importante, allora,
che in questo giorno, ci lasciamo illuminare dalla Parola che abbiamo ascoltato
per riflettere e applicarla alla nostra vita.
I Padri della Chiesa ci
aiutano a capire meglio il mistero del Natale con molta semplicità. Sant’Atanasio
di Alessandria dice “Il Figlio di Dio si è fatto uomo per farci Dio”. Diciamo,
con ancora più semplicità: Dio si è fatto come noi, per farci come lui. Famose
sono le omelie sul Natale di san Leone Magno. Riprendo un passaggio: “Se noi ci
appelliamo alla inesprimibile condiscendenza della divina misericordia che ha
indotto il Creatore degli uomini a farsi uomo, essa ci eleverà alla natura di
Colui che noi adoriamo nella nostra”.
Se abbiamo chiara questa
verità capiamo cosa comporta per noi credenti celebrare il Natale. Di una cosa
siamo certi: tutti celebriamo questa solennità e tutti ci scambiamo gli auguri.
Sono pochi coloro che ormai hanno tempo per celebrare e vivere il Natale di
Gesù. Eppure il festeggiato è lui ma è come se non ci fosse.
Noi ricordiamo la sua
venuta in mezzo a noi: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a
noi”. Il Verbo, cioè la Parola, il modo di comunicare di Dio con gli uomini, è
persona che, come abbiamo sentito, crea, sostiene e salva il mondo.
Una storia, quella che
Dio fa con gli uomini, segnata da una ricerca continua di una umanità che
spesso preferisce il mondo delle tenebre a quello della luce. Eppure tutti
sentiamo il bisogno di luce, di gustare la vita, amarla. Ogni uomo che nasce si
apre al mondo della luce e man mano che cresce i suoi occhi scrutano cose
nuove, la sua intelligenza lo porta, attraverso lo studio e l’apprendimento, ad
una conoscenza di quel mondo che meraviglia sempre di più per la ricchezza che
contiene.
Quando si rimane disincantati
significa che la luce si è spenta. Si va avanti a tentoni, ci si trascina nella
vita senza riuscire a dare senso a quel quotidiano nel quale siamo inseriti,
che ci appartiene. Si perde la fiducia, si smarrisce la speranza. Le delusioni,
i tradimenti, le mortificazioni a volte si abbattono come macigni che
schiacciano e rendono incapaci di risollevarci.
 Celebrare il Natale di
Gesù significa esattamente questo: contemplare Dio che scende nella miseria
umana per farla risalire dalla fossa della morte e ritornare a respirare,
riaprire gli occhi pieni di luce.
In questi giorni ho avuto
modo di visitare quasi tutti i luoghi di speranza sparsi sull’intero territorio
della nostra Diocesi di Matera – Irsina. Dico luoghi di speranza perché in essi
circola l’amore di fratelli e sorelle attenti ai bisogni e necessità di tanti
altri che, pur nelle loro disabilità o malattie, regalano sorrisi e cercano
affetto. Sono luoghi di luce che brillano nel quotidiano, nel condividere
insieme ogni momento. In questi luoghi ho colto il nascere di Gesù più che
nelle nostre chiese e liturgie che, per quanto ben preparate, a volte non
coinvolgono e non parlano alla nostra vita.
Anche in questo momento, noi
qui presenti e quanti ci state seguendo tramite TRM, che ringrazio per la
disponibilità e servizio che rende all’intera comunità lucana, chiedo: il dire
della Parola cosa ci sta comunicando? E ancora: il mio pronunciarla è capace di
arrivare a voi?
Quanto bisogno di mani
tese per stringere ed accompagnare i tanti uomini e donne, giovani e bambini
che chiedono aiuto! Mani tese negli ospedali, nelle case di cura, nel carcere, tra
i disabili, gli anziani spesso mortificati dalla solitudine perché dimenticati,
tra gli immigrati che chiedono di essere accolti sgranando i loro occhioni
terrorizzati e pieni di speranza…, ma i porti sono chiusi e, non c’è posto per
loro così come non c’era per Giuseppe e Maria a Betlemme quando doveva nascere
Gesù.
Gesù chiede oggi di farsi
carne per liberarci dalle tante schiavitù che stanno seriamente minando la
nostra convivenza civile seminando discredito, paura, terrore. C’è bisogno di
luce perché possiamo camminare insieme con un unico obiettivo: costruire ponti
dove le relazioni umane promuovano la dignità della persona rigettando ogni forma
di violenza, di discriminazione e spargimento di sangue in nome di un dio che
non esiste.
 Gli operai della Val
Basento che ho incontrato nelle diverse aziende, piccole o grandi, mi hanno
convinto ancor di più di come sia possibile creare opportunità di nuovi posti
di lavoro facendo spazio ai tanti giovani e papà di famiglia che spesso sono
mortificati e delusi dalla mancanza di una seria programmazione che aiuti a
guardare al futuro positivamente. Ci sono le capacità, c’è la professionalità,
ci sono le idee, devono necessariamente venire fuori programmi condivisi con
investimenti seri e concreti.
Riprendendo il pensiero
di S. Giovanni Paolo II, condivido che bisogna convincersi che il cristiano
deve testimoniare un “modello di sviluppo” alternativo. Cambiare la convinzione
che sviluppo è uguale alla continua crescita economica e alla ricerca di un
benessere più opulento, quando invece è dare a tutti gli uomini il necessario
alla vita. Ecco l’impegno politico del cristiano, convinto che Gesù e il suo
Vangelo indicano l’ideale di un’umanità nuova secondo la volontà di Dio e che
la Dottrina sociale della Chiesa traduce al meglio cosa dicono il Vangelo e la
Tradizione cristiana riguardo ai problemi dell’uomo. Però non bastano soldi e
macchine, leggi e giustizia internazionale, ci vogliono persone, perché lo
sviluppo è un problema di educazione, di formazione delle mentalità, di
evoluzione delle culture, di condivisione.
Solo così possiamo
impedire lo spopolamento di questa meravigliosa terra che tutti dobbiamo amare
aiutandola a disintossicarsi dei tanti veleni che, nel corso degli anni, ha
dovuto accogliere. La terra non può continuare ad essere sfruttata e inquinata.
E’ la nostra casa comune e come tale deve essere amata e coltivata perché tutti
ricevano il necessario e il giusto.
Gli auguri di questo
Santo Natale sono rivolti alla provvida realizzazione di tre grandi eventi che
ci riguardano da vicino: Matera Città Europea della cultura, la Marcia della
Pace il 31 dicembre, sempre nella nostra città, e il Primo Sinodo della nostra
Diocesi di Matera – Irsina
Il binomio fede e cultura
e carità e cultura non può essere ridotto a un’esperienza della carità fondata
su dei gesti, per quanto siano importanti, in favore dei più bisognosi. C’è
bisogno di una carità diversa: bisogno di nutrire la persona nella sua
interezza, nei suoi bisogni e nella sua ricerca di verità e di senso. Solo così
Fede e Cultura e Carità e Cultura potranno camminare insieme.
Matera Capitale Europea
della Cultura 2019, esprime e dovrà esprimere, come è stato da sempre nel suo
DNA, la “cura dell’Umano”: L’immagine che Matera ha trasmesso di sé lungo i
secoli (una delle città più antiche del mondo: 8000 anni di storia) è quella di
un luogo di elaborazione del senso del vicinato aperto alla solidarietà, alla
partecipazione, alla promozione umana, espresse dall’arte delle chiese
rupestri, e dalla cultura di un popolo aperto all’altro. La nostra città ha una
particolare attenzione verso i vari bisogni e necessità, siano essi lucani che
immigrati. A Matera, da quanto ho appreso, come in tutto il comprensorio
materano e direi lucano, non c’è stata mai una divaricazione tra dimensione
culturale e dimensione sociale.
La nostra Chiesa è
fortemente impegnata in prima linea in questa azione a favore dell’uomo su
tutto il territorio, attraverso la Caritas Diocesana e quelle parrocchiali.
Ringrazio quanti, a cominciare dai confratelli sacerdoti, diaconi, religiosi e
religiose, i tanti volontari, ogni giorno sono impegnati (non solo a Natale)
per far fronte alle tante necessità ed emergenze ma soprattutto alle tante
proposte di promozione umana.
Il 31 dicembre a Matera
non ci sarà soltanto il Capodanno su Rai1. Già nei mesi estivi mi ero attivato
affinchè la Conferenza Episcopale Italiana accogliesse l’invito a scegliere
Matera come città per la Marcia della Pace. Invito che è stato accolto e che
insieme a Pax Christi, Caritas italiana, Azione Cattolica, abbiamo organizzato.
Il messaggio che Papa
Francesco ci ha dato è il seguente: “La buona politica è al servizio della
pace”
Dalla nostra città parte
per il mondo intero un annuncio ben preciso: Offrire la pace. Come appunto dice
Papa Francesco nel suo messaggio, sta al cuore della missione dei discepoli di
Cristo. E questa offerta è rivolta a tutti coloro, uomini e donne, che sperano
nella pace in mezzo ai drammi e alle violenze della storia umana. La “casa” di
cui parla Gesù è ogni famiglia, ogni comunità, ogni Paese, ogni continente,
nella loro singolarità e nella loro storia; è prima di tutto ogni persona,
senza distinzioni né discriminazioni. È anche la nostra “casa comune”: il
pianeta in cui Dio ci ha posto ad abitare e del quale siamo chiamati a
prenderci cura con sollecitudine.
Abbiamo tanto bisogno di
luce durante il prossimo anno per la celebrazione del Primo Sinodo Diocesano di
Matera – Irsina.  Un evento che
coinvolgerà, dopo il percorso sinodale concluso, tutte le comunità parrocchiali:
porteranno i loro contributi ai padri sinodali che, guidati dallo Spirito
Santo, sapranno scegliere per versare vino nuovo, Gesù, in otri nuovi che siamo
noi.
Dunque, si apre davanti a
noi un anno dove Gesù chiede di nascere concretamente per essere luce ai nostri
passi e illuminare il nostro cammino.
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