sabato, 27 Luglio 2024

Rocco Scotellaro, il Mezzogiorno, le idee e l’opera a tutto tondo del grande poeta lucano, il suo impegno politico, artistico e l’impatto nel sociale. Sono i temi trattati nel seminario che si è tenuto ieri a Matera nell’ambito delle celebrazioni dedicate al centenario dalla sua nascita. L’incontro si è svolto nell’Open Space di Palazzo dell’Annunziata dell’Apt/Azienda di promozione turistica. I lavori sono stati aperti dal direttore dell’Apt Antonio Nicoletti e dal direttore della Fondazione Matera/ Basilicata 2019, Giovanni Padula. Sono seguiti gli interventi di Franco Vitelli coordinatore del comitato scientifico per le celebrazioni, dei poeti Vittorino Curci e Alfonso Guida e degli scrittori Silvio Perrella e Piera Carlomagno. A quest’ultima, giornalista del Mattino, salernitana di origini lucane, nota scrittrice cui è stato assegnato il Premio letterario Carlo Levi 2023, abbiamo chiesto di parlarci della figura dell’indimenticato intellettuale di Tricarico.

Quale lezione, a suo parere, ci ha lasciato Rocco Scotellaro?

“Scotellaro aveva un’intenzione nello scrivere. E’ prima di tutto un politico e poi è un genio della poesia e della scrittura  che mette al servizio della vita e delle ingiustizie. Diversamente da quello che la maggior parte degli scrittori tende a fare   ossia mettere la scrittura al servizio della propria vita, lui la mette al servizio della vita, la sua è una scrittura che  serve per agire. Inoltre ha un grande valore lo stile in cui scrive. La sua non è una poesia che viene dalla terra, o non colta anzi. Il suo stile è nella ricerca e nei termini pur tirandoli fuori dal dialetto. Fa una ricerca tipica della scrittura colta e delle immagini”.

Quanto è importante come scrittore che parla del Mezzogiorno?

“E’ stato considerato uno degli allievi principali di Carlo Levi. Invece ha fatto il contrario di Levi, non intende cristallizzare l’arretratezza e la visione arcaica del Sud, ma cerca attraverso la scrittura di avere un progetto per il futuro. La sua era una lotta per l’emancipazione delle masse e per la cultura del Sud”.

A proposito di Levi, lei è stata tra i vincitori del Premio Carlo Levi 2023 con un noir ambientato in Basilicata proseguirà su questa strada?

“Sì, ho vinto con il romanzo “Il Taglio freddo della Luna”, si tratta di un noir che si  dipana tra Matera e il Metapontino ed è il mio terzo romanzo ambientato qui. Spero di poter continuare sul filone noir lucano, anche perché sento molto questa terra in quanto i miei genitori erano di Lauria ed avverto questo legame”.       

Nel corso del seminario è stata inaugurata la mostra fotografica di Antonio Biasucci dal titolo “Dove non è mai sera. Una rivisitazione del mondo contadino”.

Filippo Radogna

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