giovedì, 16 Maggio 2024

Avete mai riflettuto che ogni Santo ha delle caratteristiche particolari che lo rendono unico ed esemplare per la Chiesa tutta? Ebbene, oggi vorrei farvi fare una riflessione su Daniele Comboni.

Fin da giovane scelse di diventare missionario in Africa, dove fu ordinato vescovo, si dedicò all’educazione della gente di colore e lottò instancabilmente contro la tratta degli schiavi. Fondatore di numerosi istituti maschili e femminili, oggi chiamati comboniani. Spirito aperto e intraprendente, Giovanni Paolo II lo canonizzò nel 2003 definendolo un «insigne evangelizzatore e protettore del Continente Nero»

Daniele Comboni è il santo che ha avuto una visione profetica del continente nero: l’Africa sarà salvata dagli africani.

È la passione missionaria che per Gesù Cristo che divora Daniele Comboni e che lo ha portato ad incontrare nella sua vita la Croce: perché è inevitabile che chi ama veramente il Signore è prova dalla Croce.

La Croce.

Questo Santo ci ha insegnato che la Croce è il marchio di autenticità delle opere di Dio.

In una sua riflessione leggiamo: “E’ una legge costante della Provvidenza che le opere di Dio sono contrassegnate dalla Croce. Perciò non è piccolo confronto al mio spirito il vedermi sotto il peso di gravissime croci. Queste croci si fortificano immensamente al pensiero che Gesù Cristo con la Croce salvò il mondo”.

Questa riflessione mi ha incuriosito e mi son chiesto: “Quali croci sopportò Daniele Comboni?”

Leggendo la sua biografia ho scoperto che questo Santo ha sopportato croci di tutti i generi: contrasti con i confratelli, fallimenti, calunnie, tradimenti sofferenze e guerre che gli muovevano da ogni parte.

Pensate che in una lettera scrive: “Bisogna patire grandi cose per amore di Cristo, combattere contro i potenti, contro i turchi, gli atei, i framassoni, i barbari, i preti, il mondo e l’inferno. Ma chi confido in se stesso, confida nel più grosso asino di questo mondo. Tutta la nostra fiducia è in Colui che morì per i Negri e sceglie i mezzi più deboli per fare le sue opere, perché vuole mostrare che è Lui l’autore del bene e che noi da soli non possiamo far altro che male.”

Vorrei concludere questa riflessione con le parole del profeta Daniele.

“O Signore, Dio grande e tremendo, che mantieni il patto e serbi la misericordia verso quelli che ti amano e osservano i tuoi comandamenti! Noi abbiamo peccato, ci siamo comportati iniquamente, abbiamo operato malvagiamente, ci siamo ribellati e ci siamo allontanati dai tuoi comandamenti e dalle tue prescrizioni. Non abbiamo dato ascolto ai profeti, tuoi servi, che hanno parlato in nome tuo ai nostri re, ai nostri prìncipi, ai nostri padri e a tutto il popolo del paese. A te, o Signore, la giustizia; a noi la confusione della faccia in questo giorno, agli uomini di Giuda, agli abitanti di Gerusalemme e a tutto Israele, vicini e lontani, in tutti i paesi dove li hai dispersi per le infedeltà che hanno commesse contro di te. O SIGNORE, a noi la confusione della faccia, ai nostri re, ai nostri prìncipi e ai nostri padri, perché abbiamo peccato contro di te. Al Signore, che è il nostro Dio, appartengono la misericordia e il perdono; poiché noi ci siamo ribellati a lui e non abbiamo ascoltato la voce del SIGNORE, del nostro Dio, per camminare secondo le sue leggi che egli ci aveva date mediante i profeti suoi servi.”

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

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