lunedì, 27 Maggio 2024

L’estate di Achille, romanzo spoof/musicale di Davide Buzzi (foto in copertina Vincenzo Nicolello) e edito da Morellini Editore è stato presentato al Premio Strega da Marcello Ciccaglioni. Scopriamone alcune curiosità insieme all’autore.

Fantasia o realtà, menzogna o verità. Come costruirci intorno una trama?

L’estate di Achille è un racconto di pura fantasia e questo va detto. I due periodi storici raccontati e gli eventi accaduti invece sono reali. Il gioco della tecnica dello spoofing sta proprio a cavallo fra queste due cose, l’oggettività e la fantasia, che arrivano a fondersi al punto tale da generare una diversa versione della verità, qualcosa di costruito tanto bene da apparire vero anche se completamente falso.


A chi volevi dare voce in questo romanzo?

L’estate di Achille racconta prima di tutto di un uomo che ha scelto di essere un senzatetto e non che si è ritrovato tale a causa delle controversie della vita. Questa storia vuole dare voce all’essere anarchico che convive dentro ognuno di noi, a volte prepotentemente, altre sedato e tranquillo ma non per questo inesistente. Se vogliamo L’estate di Achille dà voce alla parte nascosta di noi, o perlomeno ci obbliga ad ascoltarla.


Due periodi storici diversi sullo sfondo: il 1993 e gli anni 70. Come li hai scelti e come ti sei documentato per quel periodo che tu hai vissuto da bambino?

L’idea era principalmente quella di raccontare degli anni 70 e della sua musica, ma non di quanto già conosciuto e ripetutamente riproposto. Piuttosto di certi fatti storici e personaggi dimenticati, eppure importanti per l’Italia che, senza questi, oggi non sarebbe l’Italia che conosciamo. Ho scelto di ambientare il dialogo fra Davide e Seth, i due personaggi principali della storia, nel 1993, in quanto in quegli anni internet non era ancora l’enorme “bibbia del sapere” di oggi e quindi la ricerca di notizie su fatti passati non era evidente. Oggi Davide ci metterebbe in tutto tre minuti di tempo smanettando sul telefonino per scoprire chi fosse in realtà Seth negli anni 70. Ma in quel periodo non era così e quindi la verità impiegava molto più tempo e necessitava di tante indagini e interviste prima di venire a galla.
Come mi sono documentato? Leggendo moltissimo e parlando con molti musicisti che quel periodo storico lo hanno vissuto in prima persona. È stato davvero divertente.

Parliamo dell’ambientazione, il quartiere del Corvetto a Milano e il suo cavalcavia dove buona parte del racconto si svolge. Come li hai scelti e perché?

Mi servivano un ponte e un sobborgo complicato. Avendo frequentato regolarmente Milano per molti anni, conoscevo questo quartiere difficile ma che nasconde dentro di sé un grande desiderio di rinascita e rivalutazione. Sono voluto andare a rivedere la storia di quei luoghi per scoprire com’era il Corvetto prima della costruzione del cavalcavia, detto anche “Raccordo Autostrada del Sole”, ma pazzescamente man mano che scorrevo indietro nel tempo il ponte stava sempre lì. Fin dagli inizi degli anni 60, il Corvetto è sempre stato sfregiato da quel mostro di cemento.
E allora ci ho messo sotto Seth e ci ho ambientato la mia storia, nella speranza che un giorno quel manufatto venga demolito per continuare a vivere solo nel mio romanzo. E questo è quanto.

Credi, quindi, che questo libro possa essere utile per la sua riqualificazione?

Da molti anni si parla dell’imminente demolizione del ponte del Corvetto, ma a causa di infiniti dibattiti e controversie la questione si è trascinata nel tempo e il cavalcavia è sempre lì, con il suo traffico infinito e lo smog a impedire alla popolazione di respirare. Adesso pare però che finalmente la città di Milano abbia preso una decisione in merito, dando luce a un progetto che vorrebbe ridare all’area il suo aspetto originale, rivalutandola e riportandola a misura di popolazione. Speriamo davvero che sia la volta buona.

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