sabato, 20 Aprile 2024


Figli e carriera sono sullo stesso piano per alcune mamme quarantenni che ogni volta scalpitano per primeggiare sulle altre – il trucco più sofisticato, l’abbigliamento più glamour, la vacanza più bella – all’uscita dei bambini dalla scuola. Madeline e Celeste sono due di loro, affiatate nonostante un po’ di segreti che preferiscono non svelare l’una all’altra. Madeline è autoironica e pungente nelle sue battute nonostante non sia un momento brillante a livello personale: il suo ex marito è andato a vivere con la nuova, avvenente moglie accanto a lei, la figlioletta frequenterà la stessa classe dei figli di Madeline e l’adolescente Abigail – avuta dall’ex – pende dalle labbra della matrigna.
Celeste è splendida anche senza trucco, ricca, ha un marito bello quanto lei e due gemelli. Agli occhi degli altri sono la famiglia perfetta, tra le mura domestiche in realtà Celeste vive l’inferno. Spesso è sul punto di confidarsi, poi si tira indietro e torna nella sua gabbia dorata: “Avrebbe potuto andare molto peggio di così. Lui la colpiva raramente al volto. Non le aveva mai rotto un osso e Celeste non aveva mai avuto bisogno di punti. I suoi lividi potevano essere sempre nascosti da un collo alto, da maniche o pantaloni lunghi. Perry non aveva mai alzato un dito sui suoi figli. I bambini non avevano mai visto quello che succedeva. Avrebbe potuto essere peggio. Oh, molto peggio. Aveva letto articoli sulle vere vittime di violenze domestiche. Quello era terribile. Era reale. Ciò che Perry faceva non contava. Era robetta, che rendeva il tutto ancor più umiliante perché era così… dozzinale. Così infantile e volgare.
Lui non la tradiva. Non giocava d’azzardo. Non beveva troppo. Non la ignorava nel modo in cui suo padre aveva ignorato sua madre. Quella sarebbe stata la cosa peggiore. Essere ignorata. Non venire considerata.
La rabbia di Perry era una malattia. (…)”.
Quando Jane, ragazza madre poco più che ventenne, iscrive Ziggy nello stesso istituto dei figli di Madeline e Celeste, la sua aria così spaurita, il sentirsi del tutto fuori luogo – per età, abbigliamento, stile di vita – intenerisce le due donne che decidono di aiutarla a inserirsi in un contesto fin troppo chiuso. Peccato però che, spinte dall’entusiasmo, non riescano a cogliere le troppe zone d’ombre nella vita di Jane e del suo enigmatico figlio. Se a tutto ciò aggiungiamo un omicidio che, fin dall’inizio del libro, si sa che è stato commesso durante una serata quiz organizzata dalla scuola ma non si conosce né chi sia la vittima né cie sia l’aggressore, siamo nel vivo di  Piccole Grandi Bugie (Mondadori, collana Omnibus, traduzione di Enrica Budetta) di Liane Moriarty, il fortunato romanzo dal quale è stata tratta Big Little Lies  la nuova serie tv andata in onda su Sky Atlantic. Nel cast Nicole Kidman, Reese Witherspoon e Laura Dern.
HBO, che si è aggiudicata i diritti di Big Little Lies, ha dovuto fare un’asta nella quale ha battuto Netflix.
Piccole Grandi Bugie, ambientato a Pirriwee (ispirata ad una zona di Sydney), ricorda molto Casalinghe disperate ma, se è lo stesso il rapporto evanescente che le protagoniste hanno con la vita, è un po’ meno leggero il modo in cui è narrato: più che attorno a shopping compulsivo, amanti e pettegolezzi, verte sui lati più oscuri della quotidianità. Pieno di dialoghi, alcuni capitoli sono chiusi o aperti da un coro di voci che si esprime sull’omicidio dando un tassello in più al lettore.
Liane Moriarty è nata il 15 novembre 1966 a Sydney. Dopo aver lasciato la scuola, ha lavorato nel settore pubblicitario (in particolare nel ramo dell’editoria giuridica), prima di mettersi in proprio come freelance. Dopo la laurea all’Università di Macquarie di Sydney, pubblica la sua prima opera, Esprimi un desiderio, anzi tre (Three Wishes). In seguito ha pubblicato altri sei romanzi oltre a volumi per l’infanzia.
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