domenica, 28 Aprile 2024

“All’alba si erano svegliate e avevano passeggiato nel corti­le, ancora disorientate dalla loro reciproca presenza. Si erano sedute per terra e c’era una luce così intensa da spossarle di commozione. E anche se per qualche istante avevano sentito una comunione miracolata e perfetta con il proprio destino, la propria patria, una persona che amavano, un cucciolo di cane o persino un maiale, non bisognava fidarsi. C’era sempre un motivo per piangere, e per sentire una luce nera che calava sul­le cose.”

Donne, tante, ferite, combattive, intraprendenti. E scorci lucani, anche questi tanti, ora ancestrali ora futuristici. C’è tutto questo in Missitalia (La Nave di Teseo) il nuovo romanzo di Claudia Durastanti.

Una trama che, in quattrocento pagine ha come protagoniste donne su diversi piani temporali ma un unico luogo geografico, la Lucania, una terra cara all’Autrice perché è qui che ha trascorso la propria infanzia.

“Per chi non ci abita, il Sud è una stazione di posta fatta per intrappolare i visitatori, gente inaccorta che resta disorien­tata dai violenti rovesciamenti di luce in questa parte d’Italia, viaggiatori inesperti che non sanno se morire di estasi o di ma­laria, e nel dubbio si ammalano comunque di qualcosa.”

Amalia Spada, detta Madre, “aveva com­battuto in tre duelli senza spargimento di sangue, costruito una torre di Babele vicino ai calanchi e provato a imparare di allevamento e conservazione dei cibi con pochi risultati, crean­do una catena reattiva di muffe e carcasse nell’immondezzaio dietro casa.

Nel corso della sua lunga, elettrica e furiosa vita, Amalia Spada aveva ricevuto un paio di coltellate in faccia e nel co­stato, ma da un’amica e non da un amante (…)”.

La casa tra i calanchi lucani della temeraria Amalia diventa un rifugio per creature diseredate e ribelli in cerca di una nuova vita, per ragazze selvatiche e uomini dalla forza mozzata.

“(…) Ascoltando le canzoni delle ragazze di Castelluccio, le variazioni nelle loro voci, mi sembrava di essere nata con un armamentario molto più ampio a disposizione, che ero venuta al mondo con la capacità di intercettare molte più sfumature nelle parole e nelle musiche involontarie attorno a me. Cresce­re era rinunciare a quella polifonia per diventare comprensi­bile, ma il rifiuto della comprensibilità è stato la cosa più bella che ho imparato in Lucania, una forma di ricchezza che mi ha fatto provare una strana pace col mondo. Dove si potevano schiacciare insetti inesistenti, trasformarsi in altri animali e rin­novare il patto di meraviglia con l’esistenza in ogni momento, senza trovare mai le parole per dirlo, mentre la realtà circo­stante ogni giorno ti spogliava e ti faceva perdere un’espressio­ne in più”.

Ada è una giovane antropologa che nel dopoguerra esplora la Basilicata del sortilegio e del petrolio. Cento anni dopo, la stessa Basilicata che per secoli era stata dimenticata dal mondo, è diventata la base per la colonizzazione della Luna: da qui partono le navicelle dell’Agenzia Spaziale Mediterranea dirette al Mondo Nuovo. In questo insediamento avveniristico, si trova A, una donna solitaria e libera che ridà vita a oggetti non più desiderati per conto dell’Agenzia.

Visionaria e complessa la scrittura della Durastanti è avvolgente, calda, fuori dagli schemi proprio come la trama: un omaggio, neanche tanto velato, alle donne e alla Basilicata.

Claudia Durastanti (Brooklyn, 1984) è scrittrice e traduttrice dall’inglese. Il suo romanzo d’esordio Un giorno verrò a lanciare sassi alla tua finestra (2010, nuova edizione La nave di Teseo 2020) ha vinto il premio Mondello Giovani. Ha pubblicato A Chloe, per le ragioni sbagliate (2013), Cleopatra va in prigione (2016) e La straniera (La nave di Teseo 2019), finalista al premio Strega, tradotto in più di 25 paesi e tra i migliori libri del 2022 per il “New Yorker”. Ha una rubrica di musica su “Internazionale”. Cura i libri della Tartaruga.

Rossella Montemurro

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