sabato, 27 Aprile 2024

Apt Basilicata, si apre la terza edizione di Fucina Madre

Dalla ceramica all’arte orafa, dal legno all’uncinetto, dall’arte digitale al recupero di antiche tradizioni manifatturiere. E’ un vero e proprio mosaico dell’eccellenza lucana quello che 44 artigiani, maker e designer, provenienti da ogni parte della Basilicata,...

Riceviamo e pubblichiamo l’Omelia pronunciata
stamattina in cattedrale da monsignor Caiazzo durante la Santa Messa di inizio della 69^ Settimana Liturgica nazionale, i cui lavori inizieranno domani 27 agosto presso la Casa di Spiritualità S. Anna.
“La lettura del capitolo 6° del vangelo di Giovanni ci
ha accompagnati nelle celebrazioni eucaristiche di questo tempo estivo.
L’insegnamento di Gesù, attraverso gesti e parole, ha puntato l’attenzione dei
singoli, dei discepoli, delle folle sul pane di vita che è Lui stesso,
trasmettendo una fede autentica che affonda le radici nella Sua missione e che
non ricorre a formalismi e tradizioni, limitandosi alla mera contemplazione della
vita terrena senza futuro, senza speranza.
La parola di Gesù è un invito all’uomo, all’uomo
d’oggi, a liberarsi dalle forme imperanti di pessimismo, di rassegnazione, di isolamento,
di protagonismo esasperato a scapito del bene comune. Invito inderogabile ad affrancarsi
dalla cultura dello scarto, del respingimento di una umanità sofferente, che si
nutre della paura nei confronti delle varie diversità presenti nella nostra
società.
Questo è il senso profondo della celebrazione
Eucaristica che stiamo vivendo e della Settimana Liturgica Nazionale che
inizierà domani nella nostra città di Matera: La Liturgia risorsa di umanità,
per noi uomini e per la nostra salvezza.
Chi si nutre di Gesù, pane di vita, riceve vita e dona
vita agli altri. Pieno di fiducia e speranza, si nutre già di vita eterna che
la morte terrena non potrà offuscare o spegnere.
E’ una parola non facile da intendere, anzi dura da
accettare a tal punto che molti discepoli e seguaci lo abbandonano, si allontanano.
Gesù, a questo punto, pone una domanda, soprattutto agli
intimi, gli apostoli: “Volete andarvene anche voi”?
E’ facile seguire Gesù quando è circondato dal
consenso, quando si vedono segni e miracoli, quando la folla lo acclama perché
accontentata in tutte le richieste. Diventa complicato, perché impegnativo,
quando bisogna fare delle scelte. Nella prima lettura Giosuè chiede al popolo
di essere decisi: “Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore,
sceglietevi oggi chi servire… Quanto a me e alla mia casa, serviremo il
Signore”.
Cambiano i tempi, cambiano le culture, ma l’uomo
facilmente si lascia prendere dal qualunquismo tipico delle chiacchiere da bar,
ora amplificate dai social, dove ognuno può screditare e infangare la vita
degli altri. Questo accade anche a noi, che diciamo di essere credenti, nel
momento in cui non ci lasciamo riempire della potenza liberante della Parola di
Gesù, sfuggendo alla tentazione del perbenismo, del puritanesimo, del
borghesismo religioso.
Oggi, come ieri, viene chiesto ai cristiani di fare
delle scelte. Di fronte alla domanda di Gesù: “Volete andarvene anche voi”?, viene
chiesta una risposta impegnativa, senza “se” e senza “ma”. Giosuè, prima ancora
che il popolo risponda, dice: “Quanto a me e alla mia casa, serviremo il
Signore”. E San Pietro, nel Vangelo, risponde: “Signore, da chi andremo? Tu hai
parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di
Dio”. Pietro fa una scelta importante: una vera e propria professione di fede.
Le parole diventano fatti: l’amore per Cristo e la sua Chiesa si fa servizio
gratuito e disinteressato. La sequela del cristiano diventa testimonianza della
forza della Parola di Cristo vissuta tra la gente. L’uomo incontra l’uomo. Con
Papa Francesco diciamo: “Dio aspetta qualcosa da te, Dio vuole qualcosa da te,
Dio aspetta te. Dio viene a rompere le nostre chiusure, viene ad aprire le
porte delle nostre vite, delle nostre visioni, dei nostri sguardi. Dio viene ad
aprire tutto ciò che ti chiude”.
E’ il tempo in cui, come cristiani, siamo chiamati a fare
scelte coraggiose, ad adoperarci, attraverso un impegno costante e sincero,
indipendente dal pensiero dominante, in un’azione tesa a seminare vita e
speranza. Un’azione tesa ad accrescere il bene, già tanto incisivo nella nostra
società. Un bene che nel silenzio si opponga alla presenza fragorosa del male.
Ci sono tanti fratelli e sorelle, indipendentemente
dal loro credo religioso, che quotidianamente lottano contro forme di
ingiustizia, di discriminazione, in nome di principi puramente umanitari. Noi
cristiani siamo spinti dall’amore di Cristo che ci ha conquistati e perciò agiamo
in suo nome.
La risposta che il popolo dà a Giosuè è significativa
e diventa anche la nostra: “Lontano da noi abbandonare il Signore per servire
altri dèi…Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio”.
L’auspicio è che ogni cristiano possa dire con S.
Tommaso Moro: “Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso
cambiare, che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso
cambiare, che io possa avere soprattutto l’intelligenza di saperle distinguere”.”
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