sabato, 27 Aprile 2024

Apt Basilicata, si apre la terza edizione di Fucina Madre

Dalla ceramica all’arte orafa, dal legno all’uncinetto, dall’arte digitale al recupero di antiche tradizioni manifatturiere. E’ un vero e proprio mosaico dell’eccellenza lucana quello che 44 artigiani, maker e designer, provenienti da ogni parte della Basilicata,...

foto Digital Light House
Sarà aperta fino al
prossimo 7 giugno la mostra “Le Due Culture – Artefatti e Archivi” curata
dall’artista e fotografo Mario Cresci nell’ambito di I-DEA uno dei progetti
pilastro di Matera Capitale Europea della Cultura 2019 che esplora gli archivi
e le collezioni della Basilicata da un punto di vista artistico.
Inaugurata lo scorso 22
marzo all’interno dell’Hangar della splendida Cava Paradiso, che ospita anche
il Parco Sculture la Palomba, nell’area nord della città di Matera, la mostra
include materiali d’archivio che vanno dalla seconda metà del XX secolo ai
primi decenni del XXI, in modo da esplorare l’intersezione di discipline
(culture) in Basilicata, attraverso fotografia, artigianato, scienza e
macchine. Le due culture – scienza e umanistica – e la loro crescente
incomunicabilità è il tema senza tempo della società occidentale
post-illuministica. Questa dualità acquisisce molteplici significati nel
contesto di questa mostra e Cresci individua diverse “due culture”
che si intersecano, invitando lo spettatore a riflettere su cultura materiale
vis-a-vis, cultura del design, cultura meridionale in relazione alla cultura
settentrionale, agricoltura e industria, culture in continua evoluzione per
l’osservazione del territorio, culture del passato, del presente e del futuro.
Attraverso questa insolita collocazione di materiali, apparentemente scollegati
tra loro, l’artista offre la sua esperienza unica di questa regione e delle sue
intriganti contraddizioni. I materiali esposti, sia presi singolarmente sia accostati
tra loro, scuotono le narrazioni e gli stereotipi dell’epoca, suggerendo che le
cose non sono ciò che possono sembrare.

All’interno della mostra
trovano spazio le seguenti opere: gli “intagliati” a mano di  Giovanni e
Giuseppe Di Trani, guardiano del Museo Ridola a Matera durante gli anni 60 e
70,  che rappresentano figure umane legate alla natura, al reale e alla
vita contadina;  le gigantografie del libro fotografico “Paese Lucano” di
Leonardo Sinisgalli e Mimmo Castellano; i documentari di Leonardo Sinisgalli
“Lezione di geometria” (1949), “Il mondo alla rovescia” (1954), “Novità al
Salone internazionale dell’auto di Torino” (1951), “Il legno” (1955); le platee
(pubblici inventari dei beni e delle rendite della Chiesa) che raccontano la
storia e i beni architettonici del territorio materano; le immagini raccolte
dal Centro di Geodesia spaziale tramite la sua Allsky camera e attraverso il
programma di osservazione satellitare terrestre Cosmo SkyMed; le immagini da
drone del territorio lucano riprese da Cosimo Marzo e Paola Manzari; le
immagini multispettrali dell’area del metapontino acquisite
con i satelliti artificiali Sentinel del programma europeo
Copernicus; le sculture di Gianfranco Lionetti, studioso naturalista,
ricercatore e artista che da oltre quarant’anni esplora in solitudine la terra
in cui è nato, quella che dai Sassi di Matera si estende verso l’altopiano
della Murgia; l’archivio di Mario Cresci, che racconta degli anni trascorsi in
Basilicata, e attraverso il quale si è dimostrato un pioniere della ricerca
fotografica sulla percezione visiva e sull’applicazione del pensiero artistico
e fenomenologico sul campo urbano e antropologico nel Sud Italia; i libri di
Leonardo Sinisgalli pubblicati da Mondadori e le principali riviste da lui dirette,
fra cui “Civiltà delle Macchine”. Ciascuna di tali opere appare a prima vista
in linea con le rispettive tradizioni; tuttavia, ogni opera a modo suo
rappresenta una rottura. 

I materiali esposti
provengono dagli archivi delle seguenti realtà: Museo di Artigianato Locale –
Parrocchia di Sant’Antonio di Acerenza (PZ), Associazione Archivio Storico
Olivetti e Archivio Nazionale Cinema Impresa, Istituto Luce Cinecittà,
Fondazione Pirelli, Cristaldi Film, Agenzia Spaziale Italiana, Centro di
Geodesia Spaziale Giuseppe Colombo, Archivio di Stato di Matera, Collezione
Privata Gianfranco Lionetti,  Fondazione Leonardo Sinisgalli, 
Archivio Mario Cresci, Archivio Mimmo Castellano, Artalia Italian Art
Management.

“Il progetto di Matera
2019 I-DEA – spiega Joseph Grima, curatore del progetto –  è un
esperimento che vede gli archivi e le collezioni come degli organismi viventi
attraverso i quali interpretare le complessità stratificate della storia di una
regione. Cinque artisti e designer la cui pratica trova i fondamenti nella
ricerca sono stati invitati a curare cinque mostre consecutive utilizzando gli
archivi come punto di partenza. Lavorando con una serie di materiali e
documenti apparentemente sconnessi tra loro, gli artisti sono invitati ad
immergersi negli archivi trasmettendo la loro interpretazione sotto forma di
una mostra temporanea. Il progetto adotterà un sistema di accumulazione
aggiungendo o rimuovendo i materiali d’archivio nello spazio espositivo. Ogni
artista sarà infatti invitato a stravolgere, rielaborare e modificare
l’allestimento dello spazio prodotto dai curatori precedenti. In questo modo,
I-DEA diventerà una performance collettiva in flusso continuo. Lo spazio I-DEA
sarà sempre aperto permettendo ai visitatori di assistere alla fase di allestimento
di ogni mostra nonché fase di ricerca, elaborazione e selezione dei materiali
d’archivio da parte dai curatori”.

“Poiché l’idea di
accumulo si rivolge all’intercambiabilità degli archivi – sottolinea la Manager
sviluppo e relazioni della Fondazione Matera Basilicata 2019, Rossella
Tarantino -,  il team di Open Design School, l’altro progetto pilastro di
Matera 2019, ha disegnato per questo spazio un sistema di allestimenti aperto,
modulare e movibile con l’obiettivo di introdurre uno spirito fluido e
anti-didattico nella curatela di collezioni e materiali d’archivio. Lo spazio
del progetto I-DEA evolverà nel corso del 2019 sotto forma di mostre,
performances, laboratori, pubblicazioni e una piattaforma online in costante
crescita. Il gruppo di ricerca del progetto ha costruito le fondamenta di I-DEA
partendo da uno studio ed una mappatura degli archivi e collezioni presenti
nella regione effettuato dall’Università della Basilicata. Nell’arco di diversi
mesi, la squadra ha visitato decine di questi archivi e collezioni, da archivi
pubblici a piccole collezioni private.  Attraverso una mappa in corso di
elaborazione, i cui dati sono il risultato di uno studio condotto dal
Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo (DiCEM) dell’Università
della Basilicata, la squadra di ricerca di I-DEA continua ad aggiornare la
lista degli archivi e collezioni esistenti nella regione Basilicata, in altre
parti d’Italia e persino fuori dal territorio nazionale. Dopo la mostra di
Mario Cresci, i successivi allestimenti di I-DEA saranno curati da Studio
Formafantasma, Navine Khan-Dossos, James Bridle, Liam Gillick”. 
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