mercoledì, 24 Aprile 2024

Il presidente Bardi: “Ha vinto la politica delle cose concrete”

“È stata premiata la politica delle cose concrete. I cittadini sono stanchi di ascoltare parole, vogliono vedere i fatti, e quando li vedono premiano. La condivisione di programmi con il campo allargato può dare nuovi risultati, realizzando le iniziative e i processi...

Da un viaggio in pullman sulla tratta Londra-Oxford (quasi 90 chilometri) all’intuizione alla base de Le Macchinazioni (Edizioni Ensemble, traduzione di Simone Pagliai): è l’aneddoto svelato da Baret Magarian nel corso dell’intervista sul suo romanzo “monstre”. Poco meno di 600 pagine, definito da Jonathan Coe “un risultato brillante, estremamente originale, ambizioso e “compiuto”. Le macchinazioni punta in alto, senza fronzoli, alla ricerca della compagnia dei moderni maestri europei”, un romanzo nel romanzo nel quale fantasia e realtà vanno in simbiosi, in un parallelismo originale in cui pian piano tutto si confonde, si mescola, si ribalta.

Bloch, un famoso romanziere londinese, decide di scrivere un racconto sul suo amico Oscar: i dettagli immaginari della trama cominciano ad avverarsi e Oscar, da pittore mancato, sta per diventare profeta…

Personaggi brillanti, indimenticabili, ricchi di pathos. Ma anche e soprattutto tematiche attualissime, forti, piene di sfaccettature in grado di dare una lettura altra sul potere di Internet.

Come è nata la trama del romanzo Le Macchinazioni?

“Ho preso un pullman da Londra a Oxford quando ho avuto un’idea: due persone si scambiano energia e una prende la vita dell’altra. Sembrava interessante. La trama è nata quando ho cominciato a scrivere, ma è stato un processo lungo, difficile e intricato… Piano piano sono giunte altre sfumature e altre idee. Volevo collegare l’intuizione principale dello scambio di energia con la descrizione di un guru tramite un altro personaggio – un guru del marketing, super potente e amorale. Alla fine tutto si è intrecciato.

Morale della favola: prendete più pullman possibili da Londra a Oxford!”

C’è un personaggio che sente più vicino a lei?

“Direi che mi sento più vicino a Najette, una pittrice. È uno spirito libero, complicato, piuttosto intollerante, si rifiuta di scendere a compromessi. Non credo di condividere proprio tutte queste caratteristiche ma sicuramente qualcuna sì. Mi sono divertito molto a crearla – era così vivida nella mia mente! Infatti una volta ho visto una ragazza al mercato di Portobello Road, a Londra, che mi ha colpito: era una perfetta modella/controfigura per la Najette che avevo in testa. Non la dimenticherò mai, anche se non l’ho mai incontrata né con lei ho mai scambiato qualche parola. Questa è la vita: piena di così tanti incontri tragicamente non realizzati che continuano ad avere un aldilà mentale… (l’autore sospira, ndr)”

Qual è il suo rapporto con i social network?

“Non ho un buon rapporto con i social ma ne riconosco l’importanza per uno scrittore o un artista che cerca di costruire la propria carriera, la propria rete e i propri contatti. Trovo però che Facebook e Twitter mi trasmettano ansia e nervosismo a causa della costante esposizione a cattive notizie o al narcisismo e alla paura delle persone o alla frammentazione della società e delle informazioni in generale. Non penso che i social media aiutino le persone a raggiungere la felicità o il benessere, penso che siano un terreno fertile per la nevrosi e l’insicurezza cronica. Penso davvero che la vita fosse migliore prima dell’avvento di tutte queste cose. Le persone erano meno motivate a essere egoiste. Credo anche che, in parte, Facebook abbia facilitato l’arrivo della Brexit, di Trump e della devastazione generale del panorama politico. Facebook è anche, come sappiamo, una perfetta macchina spia”.

Qual è il pubblico di lettori che le piacerebbe leggesse Le Macchinazioni?

“Beh, in realtà mi piacerebbe che tutti leggessero il libro. Ovviamente mi rendo conto che questo non è il più realistico degli scenari. Immagino che potrebbero apprezzare il mio romanzo le persone che leggono molto e quanti amano libri in grado di far riflettere. Le Macchinazioni ha molto umorismo, quindi potrebbe attrarre i fan della scrittura ironica e satirica. Penso che il mio romanzo assomigli ad alcune delle opere di Borges e Bolano, per citare alcuni scrittori. È soprattutto un’opera dell’immaginazione e non è un’opera realistica, quindi attenzione!”

Cosa c’è nel suo futuro letterario?

“Spero di finire un altro romanzo, ambientato in America e molto diverso da Le Macchinazioni. Ho qualche difficoltà con il finale ma mi auguro di riuscire a superarle. Sto anche scrivendo un altro libro di racconti e ho un’idea per un racconto di fantascienza. Ovviamente sto ancora cercando di promuovere i miei altri libri – una specie di lavoro a tempo pieno in sé. Mi piacerebbe davvero lavorare di più in teatro, forse dirigere qualcosa, come ho fatto in passato. Tutto quello che devo trovare è la pace, che, come tutti sappiamo, non è la cosa più facile da avere al mondo, in questo momento”.

Baret Magarian è anglo-armeno. A Londra ha svolto l’attività di giornalista freelance, scrivendo recensioni e articoli per The Times, The Guardian, The Daily Telegraph, The Independent, The Observer, The New Statesman, e The Times Literary Supplement. È stato anche regista teatrale d’avanguardia (Il misantropo di Molière, Josephine scritto da Magarian, Chinese Whispers di Grant Gordon, Cocktail Molotov, uno spettacolo di cabaret e canzoni). Poi, si è trasferito in Italia, dove ha recitato in video musicali e trailer di film, ha fatto il modello di nudo, ha cantato e suonato la chitarra in vari bar della Toscana. Ha pubblicato poesie su Collettivo R a Firenze, e sul Journal of Italian Translation a New York e sul Semicerchio e Contrapasso in Australia. Ha inoltre pubblicato narrativa breve in World Literature Today, Journal of Italian Translation, Darker Times e sulle riviste online Sagarana e El Ghibli. Il suo romanzo The Fabrications (Pleasure Boat Studio) è stato accolto in America positivamente dalla critica e con Melting Point, una raccolta di racconti in italiano, è stato paragonato a Kafka, Calvino e Pessoa nella postfazione di Jonathan Coe. La Tela del Dolore, un monologo, è stato presentato a Torino e Firenze con Roberto Zibetti (Io Ballo da Solo, Pasolini) in una performance di “total theatre” con film, musica dal vivo e quadri. Il monologo è anche stato presentato a Reykjavik in inglese con Pall Palsson.

Magarian ha anche pubblicato una novella Specchio e Ombra (LGEditore) e una raccolta di poesia Scherzando con tutte le mie bestie preferite (Ensemble).  Le Macchinazioni uscirà in Germania nel 2021 con Folio Verlag.

Rossella Montemurro

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