giovedì, 16 Maggio 2024

Iniziare a leggere La stazione (Giunti) di Jacopo De Michelis significa lasciarsi trascinare in un vortice di personaggi, situazioni, tematiche. Ci si rende subito conto che le quasi 800 pagine di questo libro non sono una montagna da scalare ma un’oasi in cui perdersi: si leggono con avidità, si rimane catturati nelle storie tentacolari di cui è composto. Si rimane intrigati, soprattutto, dalla figura di Riccardo Mezzanotte, giovane ispettore di Polizia dal passato burrascoso che proprio a causa del suo curriculum viene trasferito nella Sezione di Polizia ferroviaria della Stazione Centrale di Milano. Non ama le gerarchie, con la maggior parte dei colleghi i rapporti sono al limite, finisce sempre di cacciarsi nei guai, come se li attirasse, e non riesce ad essere allo stesso livello del padre, con una gloriosa carriera in polizia.

Mezzanotte, nonostante questo, sa farsi valere quando serve, dimostrando carattere e sangue freddo. Siamo nel 2003 e lui inizia a indagare su un caso che non sembra interessare a nessun altro: qualcuno sta disseminando in giro per la stazione dei cadaveri di animali orrendamente mutilati. Intuisce ben presto che c’è sotto più di quanto appaia, ma individuare il responsabile non è semplice.

In parallelo, la ventenne Laura Cordero, famiglia agiata alle spalle, al contrario del parere e delle aspettative della madre, ha iniziato a fare volontariato in un centro di assistenza per gli emarginati che frequentano la stazione centrale. Anche lei sta cercando qualcuno: due bambini che ha visto più volte aggirarsi nei dintorni la sera, soli e abbandonati. La ragazza nasconde un segreto. In lei c’è qualcosa che la rende diversa dagli altri. È abituata a chiamarlo “il dono” ma lo considera piuttosto una maledizione, e sa da sempre di non poterne parlare con nessuno. È a Mezzanotte che Laura chiede aiuto ed è così che le rispettive “indagini” si intrecciano culminando nel cuore della stazione centrale – uno sfondo mastodontico e pieno di rivelazioni sfarzosi saloni, una Storia dolorosa e i sotterranei labirintici, in gran parte dismessi, dove nemmeno la polizia di norma osa avventurarsi – passata ai raggi X nell’esordio di De Michelis.

“La Stazione Centrale. Una superficie di 220.000 metri quadri, 500 treni e 320.000 frequentatori al giorno. A presidiare il territorio e garantire la sicurezza dei viaggiatori, un manipolo di una trentina di agenti Polfer assegnati alle attività di vigilanza e controllo che, distribuiti su quattro turni, non riuscivano a garantire più di tre o quattro pattuglie in servizio contemporaneamente durante il giorno, al massimo un paio di notte. Non stupisce che fosse un’impresa così ardua contrastare efficacemente il proliferare di attività illegali all’interno della stazione: borseggi, furti nei negozi e lungo i binari, vendita di merce contraffatto e di contrabbando, truffe. Senza considerare facchini abusivi, mendicanti, collettari. E ovviamente le schiere di senza fissa dimora in cerca di un posto dove accasciarsi, che s’infilavano nelle sale d’attesa, sulle terrazze sopra le biglietterie, nelle cabine telefoniche, nei treni in sosta per la notte, ovunque.”

Si alterneranno decine di uomini e donne, con un carico non indifferente di storie, un’infinità di vissuti. Pagina dopo pagina, personaggio dopo personaggio, in questo libro si aprono tanti microcosmi, tante vicende a sé arricchite da numerosi dettagli. Non ci si annoia né si perde il filo, è chiaro che l’autore conosce bene la magia della scrittura – è uno degli editor della Marsilio –, sa dosare alla perfezione suspense e colpi di scena oltre ad avere uno stile ritmato e asciutto. Maestro di stile, De Michelis, ma anche abilissimo a “giocare” in modo serio, però, con i generi letterari: impossibile, infatti, etichettare La stazione in un solo genere.

L’autore è nato a Milano nel 1968 e vive a Venezia. È stato traduttore, curatore di antologie, consulente editoriale e docente di narratologia alla NABA di Milano. Appassionato di fotografia, pubblica i suoi scatti su Instagram come @geidiemme. 

Rossella Montemurro

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