domenica, 19 Maggio 2024

“Professore, io vivo tra sogno e realtà”.

Chi parla così è sempre quel mio ex alunno che adesso vive in una casa famiglia.

Tutti i giorni mi aspetta seduto ad una panchina, in piazza, e desidera far ad alta voce le sue riflessioni.

Poi continua a guardare con quell’aria innocente e mi dice: “La realtà, trasfigurata dal sogno, è più vera e più dolce”.

Vi confesserò che mi venne in mente una poesia di Louise Labé.

Louise Labé, detta la Belle cordière, dall’attività di suo padre e di suo marito, due ricchi artigiani cordiers (cordai), è una poetessa del Rinascimento francese.

È poliglotta; conosce il latino, il greco, lo spagnolo e l’italiano; è amante della musica, suona il liuto e canta, fa equitazione e si destreggia nella scherma; a Lione, città culturalmente molto viva nel XVI secolo, si circonda di artisti, letterati, personaggi influenti che frequentano la biblioteca della sua casa.

Dedica le sue opere a Mlle Clémence de Bourges, giovane aristocratica e poetessa, legata a poeti e intellettuali che animano la Lione del tempo.

Nella lettera dedicatoria all’amica Clémence, Louise esorta le donne ad abbandonare la rocca e il fuso, ad abbandonare cioè le occupazioni tipiche femminili, per dedicarsi allo studio, approfondire la propria cultura, mettere a frutto la propria intelligenza.

La poesia che lessi al mio ex alunno è la seguente:

O dolce sonno, o notte mia fragrante,

questo riposo, alta e posata pace,

duri per sempre quel che a notte io sogno:

che se mai la mia frale anima amante

perdesse un giorno questo ben verace

fate che almeno io l’abbia sempre in sogno

Mi par di sognare, proclama l’autrice.

Noi sappiamo bene che ogni conquista, ogni desiderio compiuto produce quiete.

La quiete è pace.

È proprio così: chi possiede l’oggetto del proprio desiderio e ne faccia un’esperienza profonda.

È bello capire che se un giorno qualcosa dovesse turbare l’equilibrio raggiunto, si possa continuare a sognare e nel sogno identificare la vita.

Il mio ex alunno aggiunse: “Vivere sognando e sognare vivendo per morire nella certezza che il sogno non ci abbandona mai”.

È forse questo il giubileo segreto di ogni poeta?

Nicola Incampo

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