lunedì, 6 Maggio 2024

Oggi vorrei fare una riflessione sul mistero della vita e lo vorrei fare con un grande Padre della Chiesa: Gregorio di Nissa, detto anche Gregorio Nisseno.

Gregorio Nisseno nasce il 335 Cesarea in Cappadocia e muore a Nissa il 395. È interessante sapere che Gregorio fu istruito dal fratello, San Basilio Magno, che gli diede una formazione religiosa. Infatti si hanno poche informazioni sulla sua la vita, perché fu sostanzialmente ignorato dagli storici del V secolo.

Per un’improvvisa crisi spirituale, Gregorio decise di passare allo studio della retorica e di non consacrarsi.

Successivamente si fece monaco nel monastero di Basilio.

Nel 371 divenne vescovo della città di Nissa (da cui prese l’epiteto di “Nisseno”). E’ a Costantinopoli per il sinodo del 394, dopo di che di lui si perdono le tracce: ritorna nell’ombra, come è suo stile.

Il suo impianto teologico ha come punto di riferimento Dio, ritenuto assoluto, illimitato, razionale e sommamente libero.

La creazione è invece definita come limitata e mobile. L’uomo infine come una mescolanza di intelligibile e di sensibile.

Ogni singolo peccato che la persona sceglie liberamente di commettere accresce la distanza con il Creatore.

Dio però offre la possibilità della redenzione, che è come una seconda creazione. 

Mai all’uomo, anche peccatore, è tolta la possibilità di conoscere il suo Creatore.

La riflessione che vorrei proporvi è la rappresentazione che Gregorio fa del mistero della formazione e nascita della creatura umana.

Il passo è il seguente: “Il modo con cui l’uomo viene al mondo è inspiegabile e inaccessibile alla nostra comprensione. Come infatti il seme umano, questa sostanza umida, informe e fluida può solidificarsi diventando una testa, gambe e costole, come può formare il cervello tenero e molle e la cassa ossea così dura e resistente che lo racchiude, come può in una parola produrre questo insieme così completo che è il corpo? Il seme, prima informe, si organizza e cresce sotto l’effetto dell’arte ineffabile di Dio”.

È lo stupore con cui si contempla il miracolo della vita così come intessuto dal Creatore nel grembo della madre.

Anche Giobbe esclama: “Le tue mani mi hanno formato, m’hanno fatto tutto quanto, eppure mi distruggi! Ricordati che mi hai plasmato come argilla, e tu mi fai ritornare in polvere! Non mi hai colato forse come il latte e fatto rapprendere come il formaggio? Tu mi hai rivestito di pelle e di carne, e mi hai intessuto d’ossa e di nervi.” (Giobbe 10 8-11)

Mai come oggi la contemplazione di Gregorio riporta davanti ai nostri occhi il mistero della vita nella sua grandezza genuina e segreta.

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

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