Lo sfondo della Storia d'Italia ripercorsa dalla Seconda Guerra Mondiale fino alla Liberazione in una vicenda familiare, privata, raccontata per la prima volta a un ragazzino, l'io narrante, in un improbabile viaggio a bordo di un carro funebre. Io ti porterei...
Entrare nella mente dei criminali, scandagliare le zone più scure dell’animo umano, sporcarsi le mani, rinunciare a una vita “normale” per dare la caccia a serial killer e gente senza scrupoli: questa volta Renzo Bruni, poliziotto dello SCO, dopo essersi misurato con la quarta mafia e la camorra deve vedersela con la ‘Ndrangheta e assicurare alla giustizia chi ha messo sul mercato eroina tagliata male portando alla morte un ragazzo e al coma la fidanzata.
Il nuovo thriller di Piernicola Silvis, La pioggia (SEM), è un libro che, appena aperto, deve essere finito – complici un ritmo serrato e situazioni adrenaliniche.
Silvis conosce bene i segreti per avvincere il lettore, dalle descrizioni forti ai personaggi che sembrano prendere vita, per quanto sono accurati i profili psicologici.
Bruni – il poliziotto integerrimo che abbiamo incontrato anche Formicae (2017), La Lupa (2018) e Gli illegali (2019, finalista del Premio Bancarella 2020), tutti editi da SEM – è chiamato con urgenza a Roma per indagare sul giro dello spaccio dietro l’overdose di Harry e Cinzia. Quest’ultima, diciottenne, è la figlia illegittima di pezzo grosso dell’imprenditoria italiana, disposto a tutto da un lato per andare fino in fondo per incastrare pusher e narcotrafficanti dall’altro per fare in modo che il suo nome non venga in nessun modo associato alla coppia. Marito e padre irreprensibile, la storia che anni fa ha avuto con Annina Latini – donna in apparenza tranquilla e dimessa ma con una personalità piena di sfaccettature –, la madre di Cinzia, non deve assolutamente uscir fuori.
Bruni, che è l’unico a conoscere questi retroscena, insieme alla sua squadra si butta a capofitto nelle indagini.
L’overdose e la conseguente morte del ragazzo sono stati un pericoloso fuori programma per Arno, Armando Nativo, colui che gestisce lo spaccio a Roma ed è l’uomo di fiducia del potente padrino calabrese don Vittorio Santofuri. Scaltri, maniacali nel prestare la massima attenzione per evitare di essere intercettati, capaci di uccidere a sangue freddo, insieme alla ‘Ndrangheta fanno parte del cartello Jonico, l’onnipotente organizzazione che gestisce il commercio di cocaina ed eroina in tutto il Paese. Con misteriosi mandanti, stanno per mettere in atto un piano criminale chiamato in codice la “Pioggia”, un progetto in cui girano centinaia di chili di eroina, milioni di dollari e altrettanti barili di petrolio. Se attuato, porterebbe alla morte certa di migliaia di tossicodipendenti.
Sarà Annina, smaniosa di vendicare la figlia, a suggerire a Bruni un escamotage pieno di incognite e pericoli per lei ma cruciale per le indagini, se dovesse andare a buon fine…
La penna di Silvis, alto dirigente della Polizia di Stato tra i protagonisti dell’arresto di Piddu Madonia che ha lasciato il servizio nel 2017 da questore di Foggia è un vortice, il suo stile è ipnotico: “Per scrivere queste 670 pagine – ha affermato in un post sul suo profilo Facebook – sono stati necessari due anni di studio, pazienza, revisioni, ripensamenti, rabbie e soddisfazioni, oltre che sei mesi di scrittura quotidiana”.
Silvis è un outsider, i suoi thriller non deludono mai. Oltre ai volumi su Renzo Bruni, all’attivo Un assassino qualunque (2006), L’ultimo indizio (2008) e Gli anni nascosti (2010).
Rossella Montemurro