giovedì, 28 Marzo 2024

Oggi vorrei parlare di San Paolo.

Una fotografia di San Paolo ce la fanno alcuni testi apocrifi che lo descrivono “di statura bassa, gambe arcuate, corpo vigoroso, calvo, naso aquilino”.

San Paolo nasce Tarso tra il 5 e il 10 d.C.

Qui San Paolo acquista la mentalità del cittadino, ma apprende anche la cultura greco–romana.

Era figlio di genitori ebrei della diaspora, cioè ebrei che abitavano fuori della Palestina.

Ancora ragazzo viene mandato a Gerusalemme, dove frequenta la scuola del grande rabbino Gamaliele.

La storia ci dice che San Paolo aveva un carattere forte e deciso; conosce l’ebraico e il greco; è dotato di grande cultura.

Terminati gli studi, diventa un attivo rappresentate del Sinedrio e vede nel cristianesimo nascente una pericolosa deviazione del giudaismo.

Per tale motivo chiede di recarsi a Damasco per arrestare i seguaci della dottrina di Cristo rifugiatisi in quella città.

Ma mentre è in viaggio sulla via di Damasco avviene un fatto inatteso: la sua conversione.

“E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo  e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?».  Rispose: «Chi sei, o Signore?». E la voce: «Io sono Gesù, che tu perseguiti!  Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare».  Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno.” (Cfr. Atti 9, 3-7)

E’ un’esperienza travolgente: è una “esperienza” come quella vissuta da Mosè sul monte Sinai.

Se riflettete gli elementi sono gli stessi: la luce, la voce e la caduta.

Alla voce misteriosa San Paolo risponde: “Chi sei o Signore?”

Riflettete, è una risposta-domanda piena di significato: una professione di fede!

San Paolo conosce bene le Sacre Scritture, ha avuto come maestro il grande Gamaliele, sicuramente ha capito bene tutta la situazione: sa di trovarsi di fronte ad una manifestazione divina.

Ecco perché si rivolge con il termine Signore, parola che, come San Paolo ben sa, si usa solo per rivolgersi a potestà terrestri o entità celesti.

A San Paolo, allora la voce risponde: “Io sono Gesù, che tu perseguiti!”

E’ straordinario capire che Gesù parla come se fosse lui ad essere perseguitato, e in effetti è così.

Gesù si identifica con i suoi discepoli poiché aveva detto: “Qualunque cosa facciate al più piccolo dei miei fratelli l’avete fatta a me”. (Cfr. Matteo 25,40).

Poi, usando l’imperativo, invita San Paolo ad alzarsi e a entrare in Damasco, dove rimarrà tre giorni senza vista.

San Paolo, riacquistata la vista e ricevuto il battesimo diventa il più grande annunciatore del Vangelo di Gesù.

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

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